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Una favola italiana

Maria Grazia Cucinotta, oggi sposa e madre, è ambasciatrice per la fame nell’India.

Maria Grazia Cucinotta

Quella di Maria Grazia Cucinotta è una storia d’incessante caparbietà e di un incontro fortunato avvenuto, nel 1994, con Massimo Troisi che le offre un ruolo nel suo ultimo film, “Il postino”. Prima di allora il cinema non le aveva riservato che delusioni. A 16 anni, lasciata Messina, dove era nata il 27 luglio del 1969, giunge a Milano come modella e, finito il liceo, debutta nel varietà di Renzo Arbore, “Indietro tutta”.

Quel mondo la conquista e comincia a studiare con un unico scopo, diventare attrice. Ma le lezioni sembrano non servire e gli unici provini soddisfacenti sono quelli per la pubblicità. Nel ’90, l’esordio al cinema con “Vacanze di Natale” (Enrico Oldoini) risulta disastroso e le successive prestazioni, in “Abbronzatissimi 2-Un anno dopo” (Bruno Gaburro ‘93) ed “Alto rischio” (Max Steel ‘93), sono giudicate mediocri.

Il 94 è una data aurea, grazie al sodalizio con l’attore napoletano, e la Cucinotta si guadagna il favore del pubblico, nonostante l’episodio sembri destinato a restare isolato. L’anno dopo infatti, ancora critiche al vetriolo per “I laureati” (Leonardo Pieraccioni, ‘95), ma la sua determinazione non vacilla nemmeno di fronte alle offese. Successivamente sposa l’imprenditore Giulio Violati e la serenità della sfera privata si riflette sul set, come dimostra nel film di Ugo Chiti, “La seconda moglie”, girato nel ‘98.

Alle soglie del 2000, conquista finalmente lo status di attrice, sebbene legata ad un immaginario macchiettistico di spiccata italianità. Decide quindi di lasciare il paese e la vita privata per lanciarsi alla conquista di Hollywood. Ma oltreoceano non è facile e, dopo particine “da straniera” in film come “007-Il mondo non basta” (Michael Apted, ‘99) e “Ho solo fatto a pezzi mia moglie” (Alfonso Arau, ‘00), torna in patria dove l’accoglienza non è delle migliori.

Costretta a ruoli televisivi, sempre gli stessi personaggi disgraziati, ricomincia a lottare e, nel 2004, una parte la riscatta agli occhi di pubblico e addetti ai lavori. Si tratta di Penelope, interpretata nella pellicola di Ciro Ippolito, “Vaniglia e cioccolato”. Il mondo del cinema l’ha elegge sua beniamina ed il matrimonio le regala la gioia più grande, sua figlia Giulia. Dal 2005 è anche produttrice, con il film corale “All the invisibile children” (diretto da Spike Lee, Emir Kusturica, Ridley Scott, John Woo), e doppiatrice per “I Simpson”, la celebre serie di cartoni diretta da Matt Groening.

Il 2007 si chiude nel segno del viaggio verso un obiettivo a cui mira con la stessa tenacia che guida dagli esordi la sua professione, la lotta contro la fame nel mondo. C’è chi dice è una moda che, da Haudry Hepburn ad Angelina Jolie ha visto molte dive sbandierare il vessillo dell’impegno umanitario. Altri non fanno a meno di notare che, partendo per l’India, non ha dimenticato fotografo e ciglia finte.

Ma aldilà dei vezzi d’attrice, Maria Grazia Cucinotta ha posto la sua immagine di donna, madre e moglie, al servizio di una lotta che può fare a meno dei processi alle intenzioni. Ambasciatrice d’eccezione della “World food” (la più grande associazione Onu di aiuti umanitari) si è spinta fino a Bhadakya trascinando con sé l’attenzione dei media e ponendo l’accento sulle esigenze di milioni di bambini incolti e malnutriti.