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“Altissima” 15 e l’onda dei ‘magnifici’

Un’inedita corrente, scuote le acque della 15esima edizione dell’evento torinese. 7 artisti, testimoni della nuova frontiera artistica italiana.

Altissima  15 e l'onda dei 'magnifici'
LaPresse

Un altro autunno è pronto ad ospitare il 15esimo calendario di “Artissima”, la mostra d’arte contemporanea che, dal 7 al 9 novembre, esporrà nella cornice torinese i lavori d’artisti scelti nel vasto calderone internazionale. Come ogni anno saranno presenti sezioni legate ai diversi aspetti del mondo dell’arte. “Present Future” sarà dedicata ai talenti emergenti della scena mondiale, “New entries” alle gallerie che non hanno ancora partecipato all’evento nostrano, mentre “Costellation” darà spazio (è il caso di dirlo) alle opere di grandi proporzioni.

Un punto d’incontro culturale, fortemente voluto da Regione Piemonte, Provincia e Città di Torino, promosso e organizzato dalla “Fondazione Torino Musei”. Uno spazio di dialogo con l’intero panorama dell’avanguardia internazionale che conterrà – inoltre – percorsi personalizzati per i visitatori, incontri e dibattiti per approfondire i temi trattati.

E fin qui niente di nuovo. Lo stesso non si dica per l’inedito spazio ritagliato da Artissima per i vincitori del concorso “Italian Wave”. Sette artisti, severamente selezionati tra 1481 concorrenti under 35 non ancora rappresentati da alcuna galleria commerciale.

Passati al vaglio di un’illustre giuria internazionale (composta da Sebastian Cichocki, direttore del Museum of Modern Art di Varsavia, Gail Cochrane, direttrice della Fondazione Spinola Banna per l’Arte di Torino, Sofía Hernández Chong Cuy, curatrice indipendente in residenza presso la Kadist Art Foundation di Parigi ed Alessandro Rabottini, critico d’arte e curatore della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo) sono stati scelti per l’originalità e la complessità dei loro approcci artistici giudicati tra i più stimolanti.

Da Milano arrivano Dafne Boggeri (1975), asciutta e coerente rappresentante del suo tempo, narrato con occhio sensualmente ambiguo e debitore della street art. Rossana Buremi (1975), fresca ed intrigante nelle sue sperimentazioni volutamente kitsch che appaiono legate alla tradizione metafisica nazionale. E ancora Patrizio Di Massimo (1983), il più giovane ed erudito dei ‘magnifici sette’, di cui si apprezza la ricerca d’archivio, dal neorealismo all’arte concettuale, e l’uso sapiente di diversi linguaggi visivi.

Seguono Francesca Grilli (1978), bolognese, selezionata per la capacità di fondere autobiografia e professionalità, nei gesti astratti della sua narrativa per immagini. Jacopo Miliani (Firenze 1979), goliardico e misterioso, nei suoi collages in bianco e nero. E lo Studio ++ di Firenze (composto da Fabio Ciaravella 1982, Umberto Daina 1979 e Vincenzo Fiore 1981) che ha saputo creare un nuovo dialogo tra scultura ed architettura, esaltando l’equilibrio tra peso e vuoto. Infine, Alessandro Sciaraffa (Torino 1976), che gioca in casa. Per lui è valsa l’unione sensoriale di musica e scultura nella cornice fenomenologia delle sue istallazioni site-specific.