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Designer per necessità

Tre giovani e promettenti designer romani, fondatori del progetto ‘Paula’, tra ricerca sui materiali, nuovi gesti quotidiani e street art..

Spidercube

Incuriositi dal divertente attaccapanni ‘del nuovo millennio’ Wardrom, Stile.it ha incontrato i giovani designer romani che lo hanno ideato. Fondatori del progetto Paula che, come loro stessi sostengono, nasce dalla necessità ‘di produrre qualcosa di grande’.

Come nasce Paula?
“Paula nasce nel 2002, nel periodo in cui studiavamo disegno industriale all’università. Siamo in tre (Gabriel Berretta, Simone Bartolucci e Valerio Ciampicacigli), quando ci siamo incontrati avevamo circa vent’anni, attitudini diverse ma la necessità di dare vita a un progetto comune di industrial design. In quel periodo, abbiamo iniziato a sperimentare la progettazione di oggetti, a intraprendere la ricerca sui materiali. L’attaccapanni Wardrom è il risultato di un lavoro svolto per un esame, che in seguito abbiamo deciso di produrre con il marchio Paula”.

E il nome, da dove nasce?
“Paula è il nome delle nostre mamme, siamo tutti e tre figli di Paula!”

Quindi vi siete incontrati all’università e da li parte la vostra formazione…
“Si, ognuno di noi ha una matrice differente: siamo due designer e un pubblicitario, tutti appassionati di progettazione di oggetti. Simone, per esempio, è un vero e proprio artigiano, lavora su materiali plastici da anni. Purtroppo, le carenze del sistema universitario italiano sono parecchie, ci sono pochi progettisti tra i docenti, poca innovazione. Dal secondo anno di università però, abbiamo avuto la fortuna di collaborare con Luca Leonori e Stefano Stefani, due grandi designer che anno arricchito e stimolato il nostro bagaglio di conoscenze”.

Cosa influenza principalmente i vostri progetti?
“Paula ripensa la progettazione di oggetti di design in relazione all’analisi del quotidiano, dei gesti e dei comportamenti che sono propri della nuova generazione. Prendi Wardrom e il gesto che definisce la sua funzione: quello di lanciare i vestiti, che rimangono impigliati in questo attaccapanni in modo libero, disordinato. Il concept è basato sul bisogno naturale di “lanciare”, ma l’attaccapanni gestisce il disordine per renderlo graficamente attraente. Un progetto che ha avuto un successo inaspettato; pensa che gli è anche stata dedicata una poesia da un misterioso ammiratore, l’abbiamo pubblicata sul nostro sito e prima o poi speriamo di poter incontrare l’autore!”

E la lampada Buddy?
“Si tratta di una lampada eco-sostenibile, che ha vinto il premio nazionale Made in Italy for China. Il progetto nasce dallo studio delle caratteristiche estetico funzionali che un oggetto di design dovrebbe avere nella Cina moderna. Abbiamo individuato nella pianta e nel rapporto con la natura gli elementi sui quali concentrare i nostri sforzi. Il risultato è un vaso da coltivazione idroponica coniugato ad una lampada a basso consumo in grado di garantire lo stato vegetativo della pianta contenuta”.

Esiste un rapporto tra Paula e la street art?
“Siamo molto legati al mondo dei writer e portiamo avanti una collaborazione artistica con la crew romana THE. Stiamo ragionando su come intrecciare il processo creativo del writer con quello del designer, lavorando su sedute, librerie e altri oggetti ispirati alla street art non solo nella texture, ma anche dal punto di vista morfologico”.

Come vi muovete nel contesto italiano del design?
“Noi siamo una via di mezzo tra artigiani e designer, che si auto producono e auto promuovono, cercando di creare un network di contatti e collaborazioni inseriti in un contesto multimediale. Uno dei pochi percorsi percorribili nel panorama italiano, dove è difficile trovare un adeguato spazio di espressione al proprio lavoro. Questo è il motivo per cui Paula sta cercando di interfacciarsi anche con lo scenario internazionale e diversi ambiti espressivi. Non a caso collaboriamo con lo studio RAT, qui a Roma: è un gruppo di giovani creativi che lavorano sull’immagine e sul video (www.ratworld.tv)”.

Il vostro primo oggetto firmato Paula è Spidercube. Di che si tratta?
“E’ una lampada che nasce da un concept molto semplice, basato sulla sospensione, realizzata grazie alla dimistichezza di Simone con i materiali plastici. Le linee dure della struttura cubica sono attraversate da fili di nylon, che in una seconda versione di questo oggetto abbiamo ridotto a otto. La lampada è prodotta e distribuita da Soluzioni di Francesca, con cui Simone collabora da diversi anni”.

Progetti per il futuro?
“La nostra ricerca sta andando avanti sulle diverse forme espressive dell’arte urbana in rapporto all’industrial design, mentre abbiamo progettato un tavolo che presenteremo a breve al pubblico. Inoltre, stiamo preparando l’allestimento di una mostra in cui affiancheremo Romolo Stanco qui a Roma, il prossimo 12 dicembre. Trovate conferma degli appuntamenti sul nostro sito www.allaboutpaula.com”.

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