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Una vita dietro le sbarre

Dopo l’intrusione di un attivista americano nella residenza in cui è tenuta agli arresti domiciliari a Rangoon, Aung San Suu Kyi dal 14 maggio è di nuovo in prigione.

Aung San Suu Kyi
LaPresse

“Stai facendo le valigie per un posto in cui nessuno di noi è mai stato”: queste le parole del brano “Walk On”, dedicato dagli U2 ad Aung San Suu Kyi. E in effetti negli ultimi decenni sono stati pochissimi quelli ammessi nel Myanmar, ex-Birmania, che i militari al potere da due decenni hanno sottoposto a un rigidissimo isolamento internazionale. Quei pochi che hanno accesso al paese, affaristi indiani, militari cinesi e qualche multinazionale occidentale come la Total, hanno ben altre preoccupazioni in testa che non i diritti del popolo birmano.

Ma Aung San Suu Kyi non ha mai dimenticato il suo popolo, anzi. Figlia di uno dei padri dell’indipendenza birmana, The Lady, come la definisce Giuseppe Tornatore nel film al quale sta lavorando, ha sacrificato la sua intera esistenza alla causa della democrazia in Myanmar, e ha pagato con la libertà questo impegno. Dopo la vittoria del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia, alle elezioni del 1988, è stata imprigionata dai militari autori di un golpe che ha cancellato i risultati elettorali.

Da allora, nonostante le pressioni internazionali e il Nobel per la Pace assegnatole nel 1991, la giunta militare ha rifiutato di concedere ad Aung San la piena libertà. “Avresti potuto volare via”, continua la canzone degli U2: al primo arresto, nel 1989, Aung San avrebbe potuto lasciare il paese, ma non l’ha fatto, ha preferito restare accanto al suo popolo, trasformando la sua immagine di donna esile e decisa nel principale nemico della dittatura.

Il prossimo 27 maggio sarebbero scaduti i termini degli arresti domiciliari ai quali è sottoposta da sei anni: pochi giorni fa il nuovo arresto, a seguito dell’intrusione nella sua residenza di Rangoon di un misterioso attivista americano, di cui si hanno poche notizie confuse. La sua rocambolesca intrusione nella casa di Aung San – attraversando a nuoto il lago che costeggia la residenza – e la sua permanenza al capezzale della donna, gravemente ammalata, hanno fatto scattare i nuovi arresti, che hanno coinvolto anche il medico personale della donna. E adesso in molti si chiedono se questo evento, con i suoi contorni misteriosi, non sia l’ennesima trovata della giunta militare, terrorizzata dall’influenza che Aung San potrebbe avere nelle prossime elezioni previste per il 2010.