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In un libro le ragioni della moda eco-sostenibile

Nel libro “Il bello e il buono” si analizzano le ragioni non solo economiche di una conversione “green” dei grandi brand della moda globale

modella con abiti verdi

Sono tanti i concetti normalmente associati al mondo della moda: stile, eleganza, tendenze innovative, glamour… oggi però, sempre più spesso, si sente parlare di moda “green”, e il mondo del fashion e del lusso si apre alla salvaguardia dell’ambiente e alla promozione di stili di vita – ma anche di produzione – compatibili con un occhio più attento alla natura.

I testimonial glamour che prestano il loro volto e il loro nome a campagne volte alla sensibilizzazione di stili di vita ecosostenibili sono molti, e alcuni si sono lanciati in vere e proprie creazioni di linee di abiti e accessori ecosostenibili e attente ad evitare ingiustizie sociali nel processo di produzione: è il caso ad esempio di Emma Watson e della collezione da lei firmata per il marchio britannico di moda equa e solidale People Tree.

Il suo non è un caso isolato, e il coinvolgimento dei grandi brand della moda nella diffusione di messaggi positivi per il benessere del pianeta è sempre più frequente: è proprio di questo che si occupa “Il bello e il buono. Le ragioni della moda sostenibile”, una raccolta di saggi curata da Marco Ricchetti e Maria Luisa Frisa e pubblicato dalla casa editrice Marsilio. Il volume contiene una serie di importanti contributi da studiosi ed esperti del settore, che analizzano questo aspetto del fashion business non solo – o non tanto – dal punto di vista dei messaggi positivi di campagne di sensibilizzazione intrapresi da brand o testimonial sensibili all’impatto ambientale delle loro attività, ma anche dal punto di vista dei vantaggi economici che una riconversione al verde può generare per le imprese.

Gruppi che gravitano nell’universo del lusso globale investono sempre di più in linee e brand sostenibili, catene di grandi magazzini diffusi in tutto il mondo propongono linee di abiti in tessuti eco-friendly e ricavati da processi di produzione riconducibili alle pratiche del commercio equo e solidale, marchi meno noti ma molto attivi nel mercato investono nel riuso e riciclo di materiali di scarto che non vengono eliminati ma riciclati nella realizzazione di nuovi abiti o accessori, produzioni di massa spesso caratterizzate dallo sfruttamento del lavoro intensivo e sottopagato in paesi del Terzo Mondo vengono accantonate a favore della riscoperta del valore aggiunto di artigianalità e qualità sartoriale.

Anche i responsabili del marketing e dell’immagine dei brand scoprono i vantaggi della “responsabilità sociale”, sia in termini fiscali (attività di sensibilizzazione contribuiscono ad alleggerire il carico fiscale sulle imprese) sia in termini di un ritorno di immagine che punta su un pubblico sempre più sensibile alle tematiche del rispetto della natura e del rispetto dei diritti umani nella produzione di massa.

Tutto questo viene analizzato nel volume “Il bello e il buono”, e sarà al centro del dibattito durante una presentazione in grande stile organizzata per il prossimo 7 giugno alla Biblioteca Tremelloni del Politecnico di Milano. Tra i partecipanti, oltre ai curatori, Gentucca Bini, fashion designer, Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, Anna Zegna, vice-presidente della Camera della Moda Italia.

Autore: Marco Richetti, Maria Luisa Frisa (a cura)

Titolo: Il bello e il buono. Le ragioni della moda sostenibile
Editore: Marsilio
Pagine: 236
Prezzo: € 35,00

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