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In Tibet sul Treno del Cielo

In viaggio sulle rotaie alla scoperta del Tetto del Mondo

treno linea lhasa-pechino
tibettour.org

Sette anni in Tibet: è il titolo di un famoso film di Jean Jacques Annaud con Brad Pitt, un viaggio verso la spiritualità e la via sacra della conversione. Chi ama l’Oriente sa quali paesaggi e quali atmosfere invadono le vette sacre del Buddismo e in molti sognano un viaggio alla scoperta dei luoghi più spettacolari della Cina.

Un sogno che non solo può diventare realtà (anche se non per sette anni…), ma che può aggiungere alla conoscenza il divertimento, grazie al fantastico itinerario proposto dalla linea ferroviaria Pechino-Lhasa, nota anche con il nome di Linea del Qinghai-Tibet, Treno del Cielo o Tibet Express. Si tratta di un percorso che collega Xining, capitale della provincia cinese del Qinghai, con Lhasa, capitale del Tibet. In tutto la linea serve 44 stazioni e può essere percorsa da otto treni contemporaneamente.

Un’avventura lunga 26 ore per ammirare paesaggi e monumenti affascinanti di un Paese rimasto per secoli misterioso e intatto a causa delle difficoltà a raggiungere la zona. L’idea della ferrovia nacque da Mao Zedong, che intraprese alla fine degli anni cinquanta la costruzione del “Treno dei Cieli”, ma che, a causa dei costi e dei problemi tecnici derivanti dal suolo impervio delle montagne himalayane, dovette abbandonare l’impresa limitandosi al tratto tra Xining e Golmud (815 km), concluso nel 1984, e il collegamento di Xining con Pechino. La Ferrovia del Tibet è la prima e unica ferrovia che collega il Tibet alle altre città cinesi. La seconda tratta, quella più ostica, di 1.140 km è stata cominciata nel 2001 e terminata nel 2006.

Essa è attraversata da treni speciali, con carrozze pressurizzate come negli aeroplani e dotate inoltre di bombole d’ossigeno e protezione contro i raggi UV, dato che l’80% della ferrovia è collocato a un’altitudine di oltre 4.000 m sul livello del mare.

La Golmud-Lhasa, infatti, è la strada ferrata più alta del mondo, poiché raggiunge il livello record di 5.072 m sul livello del mare (presso il Passo di Tanggula, sede della più alta stazione al mondo), superando anche il record di altitudine, pari a 4.800 m, della ferrovia andina Lima-Huancayo, ora non più in funzione. I binari collegano le due città secondo un percorso lungo 4.200 km, che garantiscono il record per la maggiore distanza coperta da una singola tratta: nonostante la Transiberiana con i suoi 9.200 km sia complessivamente più lunga, non ha tratte superiori ai 2.000 km. Lunghi tratti della colossale opera sono adagiati su permafrost, ovvero ghiacciai permanenti, con temperature di decine di gradi sottozero. Sono stati scavati 7 trafori (tra cui il Tunnel Fenghuoshan, la galleria posta alla maggiore altezza al mondo, un tunnel di 1.338 metri a 4.905 metri di altezza) e ben 286 ponti per consentire l’attraversamento delle brulle, ostili e incontaminate montagne tibetane.

Capitale della regione autonoma del Tibet, Lhasa è un piccolo centro di soli 60.000 abitanti situato a circa 3.600 metri a ridosso di un gigantesco altopiano ai piedi dell’Himalaya, la zona più elevata della Terra. Definita “la terra degli Dei”, Lhasa è un recinto sacro, dentro il quale scorre giorno e notte la corrente dei fedeli. Il monastero più antico della città è il Jokhang, la cattedrale del buddismo tibetano, epicentro della vita sociale e spirituale della città e del Paese. Una vera meraviglia architettonica a nord-ovest della città, è il Potala, residenza, palazzo, fortezza e monastero del Dalai Lama.

A Nord, dall’altopiano del Tibet settentrionale, si possono ammirare laghi e vette con nevi eterne. Situata a 3.950 metri di altitudine, Gyantze è la cittadina del Tibet più genuinamente tibetana, grazie ad uno scarso insediamento cinese. Storicamente al centro di importanti strade carovaniere e dominata da un imponente forte che gli inglesi consideravano tra le roccaforti più difficili da espugnare in Asia centrale.

Molti esperti, oltre che ambientalisti, hanno criticato l’opera, poiché si prevede porterà in futuro ad un incremento della urbanizzazione nella città di Lhasa, che da un decennio si sta trasformando in una vera e propria metropoli posta però in un ecosistema complessivamente molto fragile. Questo ha anche complesse implicazioni politiche, in quanto si prevede che la facilità di accesso alla città in espansione offerta agli emigranti di Shanghai, Pechino e Canton trasformerà rapidamente la popolazione tibetana in una semplice minoranza etnica, suggellando di fatto l’inclusione del Tibet nei confini della Repubblica Cinese.

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