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Cinquant’anni di mito: la minigonna 

A inventarla, secondo molti, fu la stilista inglese Mary Quant: oggi, dopo lotte e conferme, potrebbe diventare anche un capo maschile…

minigonna, ragazza, modella
Courtesy of©Istockphoto
Seduzione e bellezza, libertà e moda, provocazione e affermazione di un diritto: uno dei simboli della rivoluzione giovanile degli anni Sessanta compie mezzo secolo. Il capo che ha rivoluzionato la moda e il glamour nasce da un’idea di una giovane stilista inglese, Mary Quant: la sua prima apparizione avvenne nelle vetrine della sua boutique Bazaar nella Kings Road.
 
E che onore per la sua creatrice quello di essere stata intitolata “dama” proprio dalla regina Elisabetta per questa sua “invenzione”. La stilista, oggi 80enne, si ispirò all’automobile Mini: a partire dalla fine degli anni cinquanta aveva iniziato a ridurre la stoffa e le misure. Una questione di praticità, era questo l’iniziale obiettivo della Quant: la sua lunghezza ridotta, infatti, non ostacolava il movimento delle gambe e rendeva tutto più pratico. 
 
Due i punti controversi sollevati dagli studiosi di moda: secondo alcune fonti l’anno di nascita potrebbe anche essere il 1963, ma in realtà questo cambierebbe poco. Interessante invece una ipotetica ulteriore paternità: in Francia è il designer francese André Courrèges ad essere citato come inventore della mini-jupe, mentre altri autori ricordano il costumista John Bates e lo stilista austriaco naturalizzato californiano Rudi Gernreich.
 
Se è dubbia la paternità, facile non è stato neanche il riconoscimento di “legittimità” del capo: a indossarla per la prima volta, tra le modelle, fu la giovane ventenne Twiggy, le cui foto, scattate con una semplice Polaroid, fecero il giro del mondo. Ci vollero un paio d’anni perchè la minigonna venisse ‘sdoganata’, e nel 1966 la Quant ricevette addirittura il titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero britannico. Ad abbracciare la neonata moda in Italia ci penserano tutte le giovani cantanti di allora: da Rita Pavone a Caterina Caselli, da Mina a Patty Pravo.
 
A distanza di cinquant’anni, ancora oggi questo capo non viene ben visto da tutti. Assolutamente vietato nella maggior parte di istituti di formazione, è stato addirittura additato, in maniera vergognosa, come capo provocatorio utilizzato da donne che amano sedurre ed essere sedotte. Per dirlo in modo delicato. Negli ultimi anni, se la moda femminile sembra voler in parte riporla negli armadi con tanto di naftalina, sono tanti gli stilisti, giovani ed affermati, italiani ed internazionali, che la vogliono far indossare anche all’uomo. E sono in tanti coloro che si dichiarano disgustati da questo nuovo trend. Ma, dopotutto, non era tutto cominciato così cinquant’anni fa?

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