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Izakaya, oltre il sushi

I tipici locali nipponici hanno origini antiche, gustosi snack menu e strutture finalizzate alla socializzazione

cibo giapponese
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Il Giappone non è solo sushi e sashimi. Il termine izakaya è composto da tre parole: “I” (sedersi), saka (sakè), “ya” (negozio). Una sorta di  pub britannico oppure osteria italiana in versione giapponese. L’izakaya è infatti un tipico locale popolare dove vengono servite bevande (soprattutto birra e sakè) accompagnate da cibo. Buon cibo.
 
Toglietevi dalla testa l’idea del cuoco con la fascia in testa intento a sfilettare pesce crudo e a formare deliziosi rotoli di riso. Pensate ora a spiedini di guanciale di maiale cotti in pentola con una salsa a base di soia chiamata tara (pronunciato Tah – ray). E ancora pepite di pollo passati brevemente sopra la griglia.
 
Lontani dall’idea di ristorante, le izakaya nacquero come luoghi dove veniva esclusivamente servito sakè, ma in cui gradualmente la gente iniziò anche a passare del tempo, consumando gli snack che successivamente venivano serviti, fino a diventare locali in cui poter bere e rifocillarsi in compagnia.
 
Quello delle izakaya è oggi un cibo di grido in paesi come la Gran Bretagna e l’America. Un trend che ha origini antiche se pensiamo che gli snack rustici che vi sono serviti sono una tradizione molto più antica di quanto sia sushi o sashimi. Esistono in Giappone sia grandi catene di izakaya che piccoli locali indipendenti che normalmente hanno delle lanterne rosse di carta all’ingresso, le quali danno loro il nome di akachochin. Questi sono composti da piccole stanze separate, in ognuna delle quali si trova un tavolino: ciò per realizzare maggior intimità tra i commensali.

 
Le izakaya sono luoghi dove i business man si recano dopo la stressante giornata di lavoro e dove possono lasciarsi andare (anche ubriacandosi un bel po’) e rilassarsi, parlando di qualsiasi cosa con il proprio boss e clienti, perché qui tutto è permesso secondo la regola non scritta per cui “ciò che si dice in una izakaya, non può essere portato nel luogo di lavoro”. Questo è uno dei pochi posti in Giappone in cui la facciata, “tatemae”, lascia il posto all’espressione dell’ ”honne”, ossia i veri sentimenti.
 
Le izakaya hanno inoltre prezzi davvero ragionevoli. I menu si trovano sui tavoli o appesi alle pareti, riportano comunemente le foto dei piatti e spesso offrono la possibilità di scegliere le formule “nomihodai” e “tabehodai”, rispettivamente “tutto ciò che puoi bere e mangiare”. Con queste i clienti possono ordinare tutto ciò che vogliono in un limite di tempo di 2-3 ore, pagando una tariffa fissa.
 
Largo dunque a piatti come yakitori, piccoli spiedini di carne, pollo croccante, anguille o lonza di maiale, il tutto glassato con salsa tara. Oppure ravioli serviti con sugo di soia, gnocchi in padella, calamari marinati, peperoni alla griglia e cipollotti spazzolati con salsa di miso. Inoltre per favorire ulteriormente la socializzazione, in questo tipo di locali è di norma ordinare le portate comunitariamente, mantenere i vassoietti al centro del tavolo e dividere le pietanze tra tutti i commensali.