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Dario Fo, pillole di un mistero buffo

Le 10 più importanti prese di posizione del premio Nobel

Dario Fo
La Presse

Scompare Dario Fo. E quindi ciao Dario. Viene da ricordarlo così, chiamandolo solo per nome, il genio del teatro e l’intellettuale impegnato scomparso oggi a 90 anni a Milano. Noi qui pensiamo di omaggiarne la carriera e l’impegno intellettuale stilando una cronologia delle sue 10 prese di posizione più importanti; dall’avvicinamento al Movimento 5 stelle alla sempre difesa strenua del suo teatro. Ecco quali sono.

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L’uso del dialetto

Nel 1969 porta a teatro il ‘Mistero buffo’. Fo era l’unico attore sul palco che recitava testi antichi in un linguaggio teatrale mescolando lingue e dialetti.

Sui 90 anni

“Che baccano, che confusione. Ma cosa è mai compiere 90 anni… A me non fa nessun effetto”.

Le performance in fabbrica e università occupate

Negli anni a cavallo del ’68 Dario Fo e Franca Rame escono dai teatri per esibirsi in fabbriche e università occupate, in luoghi poi diventati simbolici. Come il capannone di via Colletta e la palazzina Liberty a Milano.

Il bando dalla Rai

Insieme a Franca Rame debutta in tv nella scandalosa Canzonissima del ’62. L’apparizione costa alla coppia la messa al bando per 14 anni dalla Rai democristiana.

Sulla morte

“Non temo la morte ma neanche la corteggio. Se hai campato bene è la giusta conclusione della vita”.

Su Franca Rame dopo la scomparsa

“Lei è sempre accanto a me, ogni volta che non so come trarmi di impaccio, la chiamo e mi risponde”.

Sulla cacciata di Luttazzi dalla TV

“Il caso di Luttazzi, uno che la satira la fa senza sconti, è illuminante: cacciato su due piedi. Colpirne uno per educarne cento”.

Il rapporto con il Movimento 5 stelle

Prima l’appoggio incondizionato, ultimamente invece visto anche il caos Raggi a Roma, dichiarerà a Repubblica: “Nel M5s beghe da vecchi partiti. Su Roma Grillo e Di Maio vogliono resettare e ripartire da capo”.

Sul Nobel per la letteratura ricevuto nel 1997 a Stoccolma

“Alla premiazione – ricorda Fo in un racconto – seguì la rituale cena al Municipio, alle 19 in punto. I Nobel erano seduti nella grande tavolata centrale con 99 coperti. A me avevano assegnato un posto accanto alla principessa Cristina, sorella del re, appassionata di archeologia, con la quale mi fu facile trovare un feeling. Alla mia sinistra, la principessa Vittoria, che i media dicevano colpita da anoressia; in verità mi sembrava tutt’altro che inappetente… si era gettata con voracità sulle portate, tanto che le offrii la metà del mio risotto e lei lo accettò…”.

A favore del Nobel per la pace a Lampedusa

“Lo sostengo come abitante di questo mio Paese. Non sarebbe solo un gesto simbolico, ma secondo me anche un riconoscimento concreto, “reale” per quello che gli abitanti di quelle isole del Mediterraneo stanno facendo ogni giorno per la sopravvivenza di altre popolazioni diverse da loro, ma che non per questo considerano “minori”.”