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Gli sfrenati anni ruggenti dell’Art Déco a Forlì

Ai Musei di San Domenico 440 opere di Art Déco raccontano fino al prossimo 8 giugno gli anni ruggenti in Italia

Art Déco
StudioEsseci

Gusto, fascinazione, ricerca di nuovi linguaggi e sfrenatezze estetiche. L’Art Déco è al centro di una grande mostra allestita ai Musei di San Domenico di Forlì. Intitolata Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia. L’esposizione ha l’obbiettivo di mostrare al pubblico il livello qualitativo, l’originalità e l’importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana. Connotando profondamente i caratteri del Déco anche in relazione alle arti figurative. Ossia, la grande pittura e la grande scultura.

L’Art Déco in Italia

Il fenomeno Art Déco attraversò con una forza dirompente il decennio 1919-1929. E lo fece con arredi, ceramiche, vetri, metalli lavorati, tessuti, bronzi, stucchi, gioielli, argenti, abiti. Impersonando il vigore dell’alta produzione artigianale e proto industriale e contribuendo alla nascita del design e del “Made in Italy”. Il gusto Déco fu lo stile delle sale cinematografiche, delle stazioni ferroviarie, dei teatri, dei transatlantici, dei palazzi pubblici, delle grandi residenze borghesi. Si trattò, soprattutto, di un formulario stilistico, dai tratti chiaramente riconoscibili, che ha influenzato a livelli diversi tutta la produzione di arti decorative.

La mostra

L’esposizione nasce con l’idea di proporre immagini e riletture di una serie di avvenimenti storico-culturali e di fenomeni artistici che hanno attraversato l’Italia e l’Europa nel periodo compreso tra il primo dopoguerra e la crisi mondiale del 1929. Il tutto s’inserisce nell’ambito di una riscoperta recente della cultura e dell’arte negli anni Venti. E , segnatamente, di quel particolare gusto definito “Stile 1925”, dall’anno della nota Esposizione universale di Parigi dedicata alle Arts Decoratifs, da cui la fortunata formula Art Déco che ne sancì morfologie e modelli.

Il percorso espositivo

Nel percorso espositivo trovano spazio i dipinti, tra gli altri, di Severini, Casorati, Martini, Cagnaccio di San Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel, Bucci, Marchig, Oppi. Il tutto accompagnato dalla produzione della Richard-Ginori ideata dall’architetto Gio Ponti. E poi ancora i complementi per l’illuminazione di Martinuzzi e della Fontana Arte di Pietro Chiesa. Le ceramiche di Giovanni Gariboldi, Guido Andloviz. Le sculture di Adolfo Wildt, Arturo Martini e Libero Andreotti. Infine, le statuine Lenci e gli arazzi in panno di Depero.

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