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Cotone: ai millennials piace etico (e di qualità)

Secondo un sondaggio i millennials italiani prestano attenzione alle fibre e all’etica quando scelgono un capo di abbigliamento

cotone
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L’estetica, certo. Il gusto. L’occasione. Le tendenze. Ma quando si sceglie un capo di abbigliamento, sono davvero solo questi i fattori che entrano in gioco? No, secondo un sondaggio condotto da Cotton USA, brand globale di cotone americano. Quando si sceglie una t-shirt, una gonna, un pantalone, una camicia, si guarda soprattutto alle fibre. Alla qualità del tessuto. Con un occhio di riguardo per i marchi etici. E’ questo che emerge dalla ricerca sulle abitudini di acquisto dei millennials italiani, quella generazione di ‘giovani adulti’ compresa tra i 18 e i 35 anni.

Cotone ed etica

I risultati dell’indagine affermano che ben il 74% degli intervistati legge le etichette: lo fa perché è importante conoscere la composizione dei tessuti. In questo range di persone, in molti sottolineano anche l’importanza della provenienza geografica di un capo d’abbigliamento.

La fibra preferita dei millennials è il cotone (82%). In generale più di 1 intervistato su 3 dichiara di avere interesse per la composizione del tessuto e le fibre. Informazioni che superano per importanza il brand, la cui notorietà passa in secondo piano. Il rapporto qualità prezzo rimane l’aspetto decisivo nell’acquisto (il 55% lo dichiara), ma sono in molti (più della metà) ad affermare di essere disposti a pagare qualcosa in più se il tessuto è più durevole e resistente. In particolare, le donne sono più inclini a questo comportamento. I giovanissimi (18-23 anni), cercano invece maggiore funzionalità (traspirazione in primis) e morbidezza.

Come accennato, la provenienza geografica è importante per il 70% degli intervistati. Anche se il ‘Made in Italy’ non è più considerato fondamentale (per il 38%) perché la qualità può provenire anche da altri Paesi. E’ però importante l’etica: i millennials danno priorità ai capi “cruelty free”, cioè che non utilizzano materie prime provenienti da animali, seguiti da quelli prodotti da aziende che non sfruttano la manodopera. Inoltre, al terzo posto degli aspetti prioritari, gli intervistati indicano di voler sapere, non solo dove viene prodotto il capo, ma anche le fibre utilizzate.

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