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Il diritto di essere tristi: perché gli infelici vanno protetti

Non c’è solo la felicità tra le emozioni che fanno bene

Il diritto di essere tristi
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Il diritto di essere tristi è un aspetto dell’esistenza che dovrebbe essere costituzionalmente garantito. Sì perché in un mondo dove il consumismo ha trionfato, forzando ogni persona a mostrare pubblicamente il proprio lato migliore come fosse una merce da vendere, non c’è spazio per tristezza, noia, infelicità.

Tutte emozioni che siamo abituati a considerare come negative ma che invece potrebbero trovare un loro spazio e sfogo se non fossero al contrario continuamente demonizzate. Tutto giusto così oppure esiste una parte di noi che anche nelle difficoltà va per forza tutelata? E come si traduce tutto questo sul piano della salute fisica e mentale?

Il diritto di essere tristi in un mondo troppo felice

Ad indagare le conseguenze negative di una pressione sociale che incita tutti ad essere felici, è un articolo comparso sul Daily Mail. Secondo lo studio citato dal magazine online, cercare di essere felici quando si è tristi peggiorerebbe solamente il proprio stato d’animo. E così ci farebbe sentire solo ancora più tristi. Il Dottor. Brock Bastian coautore dello studio ha dichiarato: ‘I tassi di depressione sono più alti nei paesi dove la felicità è messa al primo posto della scala sociale’.

Questo pensiero della felicità come valore assoluto del pensiero comune ha invece prodotto l’effetto opposto. Ossia molte più persone tristi e depresse. ‘In questo modo puntiamo a massimizzare le emozioni negative e ad evitare quelle negative’ ha concluso il Dottor. Bastian.

Il ruolo dei social media

Il mascheramento di questi stati d’animo è diventato più forte negli ultimi tempi. Ossia da quando i social media si sono diffusi con grandissima velocità. In generale essi vengono usati per mostrare il meglio del proprio essere dando l’illusione di un mondo pieno solo di infallibili. Al contrario, bisognerebbe dare spazio alla pubblica tristezza. Infatti avere più personaggi pubblici che raccontino stati d’animo diversi dall’euforia, aiuterebbe le persone depresse o in difficoltà a sentirsi comprese e a stare meglio.

Il diritto di essere tristi: lo studio

Lo studio pubblicato sul Giornale della Depressione e dell’Ansia ha preso in considerazione le reazioni di 112 pazienti depressi. Ogni volontario ha dovuto rispondere ad una serie di domande sui sintomi della propria depressione. Infine rispondere sul livello di pressione subita al fine di sentirsi invece felici. I soggetti sono poi stati osservati per un periodo di un mese. Lo studio ha poi concluso che i pazienti che hanno vissuto una maggiore pressione da parte della società per essere felici dimostravano i sintomi peggiori. Non sarà l’ora di cambiare passo?

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