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Acciaio inossidabile: è davvero così sicuro?

Una ricerca mette in dubbio la sicurezza dell’acciaio in cucina: aumenterebbe il rischio di contrarre un batterio

Acciaio inossidabile
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La Legionellosi è un’infezione dell’apparato respiratorio causata dal batterio Legionella. Non è una malattia molto comune nel nostro Paese, ma non impossibile. Si tratta di una sorta di polmonite, che si contrae per via aerea da un batterio che vive in ambienti acquatici. Uno dei suoi ‘ecosistemi’ prediletti è quello delle tubature dei condotti idrici, specialmente quando è presente ruggine. Ebbene, una ricerca, riporta la rivista New Scientist, ha rilevato come l’acciaio inossidabile di cui sono fatti molto lavelli e rubinetti possa incoraggiare lo sviluppo della Legionellosi.

Acciaio inossidabile a rischio?

La buona notizia è che per ammalarsi serve una concentrazione molto alta di batteri, e che le persone in salute generalmente non la contraggono. Inoltre, si cura con semplici terapie antibiotiche nel giro di una settimana. Può diventare pericolosa solo in caso di pazienti già debilitati. La cattiva è che ogni tanto i focolai esplodono – 7000 casi in Europa nel 2015, riporta la rivista. E che l’acciaio inossidabile di cui ci fidiamo potrebbe contribuire ad accenderli.

Sarebbe lo strato protettivo delle finiture in acciaio inossidabile il ‘responsabile’. Degradandosi nel tempo e con l’uso, favorirebbe lo sviluppo dei batteri in questione. Wilco van der Lugt, che ha contribuito allo stilare le linee guida Europee sulla prevenzione della Legionellosi, spiega che il suo team di ricerca ha sperimentato i più comuni rivestimenti dei rubinetti casalinghi. Ognuno è stato messo alla prova con acqua pulita e acqua contaminata, in presenza di ruggine oppure no. Il monitoraggio è durato tre anni ed ha concluso che il batterio della Legionella raggiungeva alte concentrazioni in presenza di acciaio inossidabile. In particolar modo quando nel tempo il rivestimento si degrada e fa la comparsa la ruggine.

Tuttavia, l’articolo cita anche il professor Victor Yu dell’Università di Pittsburgh, che non è convinto di questi risultati. Egli afferma che non ci sono legami evidenti tra materiali e contrazione effettiva della malattia. Inoltre, il test è stato condotto con un ceppo di Legionella diverso da quello solitamente responsabile della malattia.

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