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Like, selfie e dati. Dove va oggi il web?

People are media. Un libro spiega i comportamenti digitali

Like, selfie e dati
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Like e selfie, solo per fare un esempio. Perché li facciamo? Perché passiamo tanto tempo leggendo articoli online e poi capiamo sempre meno? Ma il sovraccarico di informazioni digitali è un dato che arricchisce il sapere oppure lo rende più effimero? A queste e a tante altre domande prova a rispondere il libro People are media.

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Un libro di Aldo Agostinelli e Silvio Meazza edito da Mondadori Electa che guida il lettore all’interpretazione di tanti comportamenti portati dall’uso delle nuove tecnologie. Tra i titoli dei capitoli del libro troviamo questioni di grande rilevanza. ‘Cosa c’è dietro un like?’, titola un passaggio del testo.

Like e selfie: i perché di certi comportamenti nel libro People are media
Like e selfie: i perché di certi comportamenti nel libro People are media

Like, selfie e nuovi comportamenti digitali: il saggio People are media

Così si legge nel comunicato stampa che accompagna la presentazione del libro. “L’avvento dell’era digitale rappresenta una rivoluzione culturale oltre che tecnologica. Compiamo ogni giorno centinaia di nuovi gesti, figli di nuovi comportamenti. Siamo diventati superficiali, disattenti, attratti continuamente da stimoli nuovi, per lo più attraverso quel piccolo schermo che abbiamo continuamente in mano. Ma mai come ora siamo pieni di input, suggerimenti, opportunità. E in questo quadro attuale, le marche e le aziende cosa fanno? Come tengono alta la nostra attenzione? Come è cambiato il loro business? Sulla base di queste riflessioni nasce l’analisi di People Are Media. Un resoconto puntuale dell’evoluzione tecnologica, e al tempo stesso sociologica, degli ultimi anni”.

Reale vs virtuale

Come dicono gli autori, “la vita vera di ogni utente si trova nella cache del suo pc.” Ma nel libro troviamo anche il punto di vista delle aziende, parlando di chatbot e storytelling per il dialogo con i clienti, di e-commerce, CRM e Big Data, di blockchain.

Il tempo trascorso dagli utenti online, da computer e da cellulare, genera una mole enorme e assolutamente importante di flussi di dati, informazioni personali e non, che rappresenta un bacino potenzialmente illimitato da cui attingere. Da qui l’esigenza di fotografare il mondo digitale in cui siamo immersi e chiarire la sua vera o falsa pretesa di neutralità. Conoscenza, del resto, sembra dirci il libro, è potere.

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