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Microfibre: anche i vestiti inquinano (più della plastica)

Ad ogni lavaggio, gli indumenti in questi materiali rilasciano circa 1,7 grammi di frammenti. Di questi, il 40% va a finire in mare. E la moda corre ai ripari

microfibre
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Le microfibre sono una combinazione di poliestere e poliammide (sottoprodotto del nylon). Un tempo si utilizzavano le fibre presenti in natura come cotone, seta e lino. Oggi le microfibre vanno per la maggiore. Per essere definita “microfibra”, la fibra deve essere molto sottile. In questo modo si possono ottenere filati composti da moltissime fibre legate fra loro. La superficie del tessuto risulta più “densa” e rende il colore del tessuto più brillante, ricco ed intenso.

La microfibra più sottile sta rivoluzionando il mondo della moda. E per usi industriali le fibre artificiali stanno sostituendo i materiali “tradizionali”. E qui nasce il problema; più precisamente il pericolo per il nostro ambiente.

Microfibre nemiche dell’ambiente

Una fonte preoccupante di inquinamento delle acque arriva dalla centrifuga della lavatrice. Uno studio dell’Università della California assegna alle microfibre che si staccano dai vestiti ad ogni lavaggio il primo posto nella lista degli inquinanti marini.

La ricercatrice Sherri Mason ha raccolto prove nei pesci dei Grandi Laghi al confine tra Stati Uniti e Canada. I loro corpi risultano carichi di microfibre sintetiche, minuscoli frammenti che si staccano dai vestiti. In media, si legge nella ricerca, un tessuto sintetico perde 1,7 grammi di microfibre ad ogni lavaggio. Negli anni la quantità si raddoppia. Dalla lavatrice, il 40% di questi agenti inquinanti finisce in fiumi, laghi, oceani.

La microfibra green

L’azienda Miko di Gorizia ha ideato prodotti in materiale riciclato adottando anche criteri di Csr e tutela ambientale. Nata nel 1997 come distributore di microfibra, Miko ha stretto una partnership con Asahi Kasei per la produzione della prima microfibra ecologica al 100 %. Priva di sostanze tossiche o inquinanti, “Dinamica“ è la prima microfibra ecologica dalle elevate prestazioni adatta a molti settori di applicazione.

Contiene in un metro circa 300 grammi di poliestere riciclato, che corrisponde alla quantità utilizzata per produrre 20 bottiglie di plastica. L’azienda è stata scelta da alcuni tra i più riconosciuti produttori automobilistici per gli interni auto, in virtù delle sue credenziali ecologiche. Miko è presente anche nei settori aerospace, furnishing, contract, marine e fashion.

Moda e ambiente: lo spreco dei tessuti

I capi devono durare di più e devono essere più facilmente riciclabili. È l’appello che Stella McCartney lancia per una moda sostenibile. La stilista e attivista ha aderito alla campagna della fondazione della skipper britannica dei record, Ellen MacArthur.

Il dossier diffuso sugli sprechi dell’industria dell’abbigliamento parla chiaro. Ogni secondo, si legge nel rapporto, finisce nella spazzatura l’equivalente di un intero camion di tessuti. Si tratta di uno spreco di materie prime e anche di risorse economiche. Circa 500 miliardi di dollari all’anno buttati a causa di abiti “usa e getta”.

Il riempire il guardaroba molto spesso non contempla il riciclo. Il rapporto avvisa che di questo passo, entro il 2050 l’industria della moda sarà responsabile dell’utilizzo di circa un quarto dell’intero budget mondiale di carbonio. Gli abiti rilasciano ogni anno, mezzo milione di tonnellate di microfibre negli oceani. Una quantità pari a oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica. Il numero di microfibre che finisce nei mari è inoltre 16 volte superiore alle microplastiche derivanti dai cosmetici.

Da non sottovalutare l’impatto su riscaldamento globale e cambiamento climatico: le emissioni di gas serra della produzione tessile ammonta a circa 1,2 miliardi di tonnellate all’anno. Più di quelle rilasciate da aerei e navi insieme. E nocive alla salute di lavoratori, consumatori ed ecosistemi. Nel mondo, solo l’1% dei vestiti viene riciclato.

Quello lanciato da Stella McCartney è quindi un impulso a fare moda in maniera responsabile. La stilista ha promosso nei mesi scorsi una serie di accessori e capi realizzati con una fibra tessile ottenuta dalla plastica trovata negli oceani. Un modo per fare andare d’accordo moda e ambiente.

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