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Secondo la scienza la fortuna conta, eccome

A stabilirlo è un gruppo di scienziati di fisica dell’Università di Catania

fortuna
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Dimenticate la meritocrazia, la preparazione personale, la competenza. Per aver successo nella vita e negli affari occorre affidarsi ad una variabile esogena e poco dominabile, la fortuna. A stabilirlo è un gruppo di scienziati di fisica dell’Università di Catania, che hanno pubblicato una ricerca sulla prestigiosa rivista del MIT Technology Review. In sostanza le capacità individuali sono marginali rispetto alla variabile fortuna. Che interviene a determinare in modo decisivo le sorti di un progetto, di una invenzione tecnologica, di una scoperta scientifica. Almeno in teoria.

Fortuna vs talento

Andrea Rapisarda, Alessandro Pluchino, Alessio Biondo hanno sviluppato un modello matematico per dimostrare la loro teoria. Simulando la vita reale di mille individui. Ad alcuni è stato attribuito un maggior talento, ad altri una più spiccata intelligenza, ad altri ancora una capacità reddituale più elevata rispetto alla media. Ipotizzando un periodo di 40 anni hanno evidenziato come tutti abbiamo sperimentato eventi casuali, fortunati o sfortunati, che hanno determinato successi e fallimenti. Dimostrando, ad esempio, che il patrimonio faraonico di Bill Gates sarebbe solo in minima parte dovuto alle competenze tecniche del re di Microsoft. E che invece deriverebbe dall’amicizia della madre con il Presidente di IBM. Una fortunosa coincidenza che avrebbe generato tutto il resto.

Ma al di là delle leggende metropolitane, il vero scopo degli studiosi è un altro. La teoria vuole dimostrare come il rapporto tra talento e successo non sia direttamente proporzionale. E che spesso le scoperte scientifiche arrivano da persone non riconosciute come le migliori in quel particolare campo. Tutto dipenderebbe invece da fortunose coincidenze, non necessariamente supportate dal talento e da conoscenze superiori. Anche per questo, secondo il team dell’ateneo siciliano, i finanziamenti alla ricerca dovrebbero tener conto di questa variabile. Premiare solamente coloro che hanno avuto successo in passato, potrebbe discriminare chi invece non ne ha mai avuti. Ma che potrebbe ottenerne in futuro. Meglio invece redistribuire le risorse alla ricerca  in modo equo. Per sperare in un colpo di fortuna.

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