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Le donne si sottovalutano (gli uomini no)

La percezione della propria intelligenza secondo uno studio condotto tra studenti universitari

l'intelligenza
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L’intelligenza si può misurare, certamente. Ma chiedendo alle persone di auto-valutare la propria, si incappa spesso in errore. Pare che le donne sottovalutino la propria intelligenza, mentre gli uomini la sopravvalutino. Meccanismo che potrebbe essere alla base di molte tematiche contemporanee, come la convinzione di meritare un aumento salariale, o la percezione di poter accedere a percorsi di studio particolarmente ostici.

L’intelligenza secondo lui e secondo lei: lo studio

Che gli uomini pecchino di presunzione e le donne di scarsa autostima emerge da uno studio (e non è l’unico) condotto dall’Università dell’Arizona. Pubblicato sulla rivista Advances in Physiology Education, riporta i risultati ottenuti da un grande test psicologico. A circa 200 studenti di biologia è stato chiesto di valutare la propria abilità cognitiva rispetto a quella dei compagni di studi. E’ emerso che, di media, i maschi si ritenevano più intelligenti degli altri studenti. Mentre le femmine di meno. Un ragazzo pensa di essere più intelligente almeno del 66% della sua classe. Una donna al massimo del 54%, ovvero si considera mediamente intelligente rispetto alla classe, ma non di più. In particolare, gli uomini si ritengono i più intelligenti del proprio gruppo affine all’interno della classe. Ovvero, quasi ogni maschio crede di avere più capacità dei suoi amici. Altro dato emerso, è che a sottovalutarsi sono anche gli studenti la cui lingua madre è un’altra rispetto all’inglese.

Tutto ciò è estremamente importante. Innanzitutto, chi ha più considerazione di sé tende a partecipare di più alle lezioni, e quindi impara di più. Poi fornisce una base da cui partire quando ci si chiede perché poche ragazze proseguano gli studi. O ne scelgano di particolarmente difficili. Con una serie di conseguenze a catena, che si ripercuoteranno inevitabilmente nel mondo del lavoro. Chi ha poca considerazione delle proprie capacità finisce per ambire a meno, ed esigere meno. Naturalmente, ottenendo meno.

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