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Arco: una lampada leggendaria

Si svolge in questi giorni la mostra dedicata al suo creatore, momento ideale per riscoprire un emblema del design italiano come la lampada Arco

Arco Lampada Flos

Ci sono opere d’arte che rimangono impresse nella memoria collettiva negli anni, nei decenni, addirittura nei secoli. Queste opere vengono protette e tutelate, e su di loro si creano vincoli che le rendono irriproducibili e inimitabili. Ciò non accade con i prodotti di design, o perlomeno non succede spesso, anche se tra essi alcuni diventano talmente iconici ed eterni da meritare a tutti gli effetti il titolo di ‘opera d’arte’.

Il primo oggetto di design a cui si è deciso di attribuire diritti d’autore, addirittura cambiando la legge fino ad allora in vigore (nel 2007, Tribunale di Milano) è la Lampada Arco, mitico emblema del Made in Italy ideata nel 1962 per Flos. Arco è più di una lampada, è un’icona del design, eternamente elegante e riconosciuta nel mondo intero, frutto della creatività dei fratelli Castiglione, Achille e Pier Giacomo – al quale ISAI sta attualmente dedicando una mostra presso la Basilica Palladiana di Vicenza.

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Nel centenario della nascita di uno dei più grandi designer italiani di tutti i tempi, la lampada Arco torna a godere della meritata gloria, anche se di tempi foschi in verità non ne ha mai conosciuti. Arco è una lampada da terra, che tuttavia gode della funzionalità di un lampadario sospeso, senza l’inconveniente dell’immobilità. La sua luce diretta si può puntare direttamente su un tavolo, una scrivania, un angolo lettura, perché lo stelo arcuato si può regolare in ampiezza e la lampada stessa si può comodamente posizionare in diversi punti a seconda delle necessità. Infatti la sua base in marmo bianco, (un parallelepipedo con gli angoli smussati, in origine disponibile anche nero ma ad oggi fuori produzione) è dotata di un foro in cui si può infilare un bastone qualsiasi, come il manico della scopa, e trascinare l’oggetto senza sforzi, nonostante il peso di 65 kg. Lo stesso foro è utile al fissaggio dello stelo verticale, ossia l’arco vero e proprio da cui la lampada prende il nome: tre settori in profilato di acciaio inossidabile formano lo stelo arcuato, i quali sono in grado di scorrere l’uno dentro l’altro permettendo l’avanzamento telescopico da un lato, e nascondendo i fili dall’altro. La cupola dove si trova la lampadina è forata, per evitare il surriscaldamento, ed è associata ad un anello mobile che permette di regolare la posizione. L’ampiezza massima orizzontale è di 2 metri, mentre l’altezza da terra di 2,5.

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Il successo di questo oggetto di design è stato immediato, e soprattutto mondiale. Ciò naturalmente ha dato adito a plagi e imitazioni, fino al caso eclatante che ha portato a modificare le norme sul diritto d’autore, quello di Flos contro Semeraro. Difficile non conoscerla, perlomeno non identificarla una volta vista: la sua importanza nel mondo del design è tale da averle spalancato le porte delle mostre permanenti della Triennale Design Museum di Milano e al MoMa di New York.