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Salt&Pepper Shakers, l’art de la table che sorprende

Una curiosa collezione di salini e pepini in esposizione presso Triennale Design Museum

salt & pepper
Salt&Pepper Shakers

Elementi che evocano quel sapore di casa vintage, anni che segnarono l’arrivo della lavatrice, del tostapane, del ferro da stiro, del telefono a parete tra le mura domestiche, e anni di marketing fatto di casalinghe felici e devote, rimaste impresse nell’iconografia mondiale dei mitici Fifties. Si inseriscono in un contesto retrò e ironico i salini e pepini in mostra presso Triennale Design Museum di Milano, curioso percorso espositivo tra decine e decine di curiosi oggetti da tavola.

Sal & Pepper Shakes mostra la selezione di 600 coppie di salini e pepini della collezione di Paola Trifirò Siniramed, curatrice della mostra e collezionista da circa 30 anni di questi oggetti a partire da un incontro occasionale, ad Edimburgo, con una coppia di cagnetti porta sale e porta pepe. Ad oggi la raccolta supera i 2000 pezzi, e vanta pezzi storici e contemporanei realizzati da designer e artisti internazionali. Il percorso espositivo si snoda per sezioni tematiche, e presenta un mondo dove salini e pepini hanno la forma di frullatori, giocatori di baseball, dinosauri, piuttosto che di clown, di teschi, di barche, del variopinto universo umano e animale, realizzato nei più vari materiali, dalla bachelite alla ceramica, dalla porcellana allo stagno, dal legno, al vetro e altri ancora.

È in America, nel primo ’900, che incominciano a comparire sulle tavole, come salini e pepini, strumenti di casa e di cucina che ricordano gli anni ’50 (The Good Life), spesso utilizzati come mezzi di comunicazione da dare al posto di un biglietto da visita, dei fiammiferi in un ristorante, del ricordo di una località balneare o di un evento (come il Trylon and Perisphere, simbolo della World Fair di New York del 1939). Diventano anche gadget, dentro a scatole di noccioline o di fiocchi d’avena (come i celebri Mister Peanuts dell’omonima casa o la coppia Aunt Jemima e Uncle Moses, dolci e sorridenti réclame dell’americana Quaker), se non di detersivi o di cibo per cani. Negli USA tra il 1940 e il 1970 la produzione è al top, ma molti sono anche i pezzi marchiati Occupied Japan, prodotti in Giappone fra il 1947 e il 1951, quando, alla fine della guerra, il Paese è occupato dalle Forze Alleate (USA, con l’appoggio britannico) sotto il comando del generale Mac Arthur. La maggior parte dei salini e pepini è costituita da due pezzi, ma ci sono anche i nested (o nesters), dove un pezzo sta ‘annidato’ sull’altro e così Elvis (salino) è seduto sulla sua limo azzurra (pepino). Non mancano gli hanging (o hangers, ‘gli appesi’), come la scimmietta (sale) che si dondola attaccata al ramo di un albero (pepe). Ci sono infine i noddings (tremblants, oscillanti), come i teschi che, posati su una base, si muovono separatamente e un po’ spettralmente avanti e indietro.

Salt & Pepper Shakers
Una sorprendente collezione di salini e pepini
fino al 29 giugno 2015
a cura di Paola Trifirò Siniramed
Triennale Design Museum
www.triennale.org

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