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I brevi incontri di Amanda, regina della eurodisco

Il nuovo album di Amanda Lear è composto da due sezioni: una piú danzereccia, l’altra piú raffinata e cantautoriale

Amanda Lear
Foto LaPresse

È tornata con un ambizioso doppio album l’affascinante Amanda Lear, storica regina della notte. L’ex modella, che fu musa di Dalí, ha compiuto da poco 70 anni e si può dire che abbia fatto la storia del genere eurodisco, con canzoni divenute memorabili grazie alla sua voce calda e profonda e ai doppi sensi legati al mistero che ha da sempre circondato la sua identità sessuale.

Tra i suoi successi, ricordiamo classici riempi pista come Enigma, Queen of Chinatown, Tomorrow (ripresa nei tardi anni ’80 in una cover punk anche dai CCCP) oppure divertissement musicali come Ho fatto l’amore con me, ironico inno all’autoerotismo composto per lei da Giuni Russo e Cristiano Malgioglio. Nella sua ultima produzione però c’è spazio anche per il romanticismo. Brief Encounters è infatti un album composto da due dischi differenti, realizzati con distinte intenzioni: il primo è definito For the heart, per il cuore, e contiene pezzi melodici con sfumature jazz, mentre il secondo ha un’anima più ballerina, e per questo si chiama For the feet (per i piedi).

La prima sezione, ricca di atmosfere suggestive e un po’ lounge, contiene 13 pezzi, tra i quali molte cover: dalla Back to black di Amy Winehouse, uno degli esperimenti più riusciti, a Perfect day di Lou Reed o Comment te dire adieu, vecchio successo di Françoise Hardy targato Gainsbourg. Degno di nota anche il già ampiamente “coverizzato” tema della colonna sonora di M*A*S*H*, Suicide is painless, del quale sono famose le versioni di Marilyn Manson e Manic Street Preachers, mentre tra i pezzi originali i migliori sono forse Cupidon, brano intimista in lingua francese e la ballata che chiude la sezione, Secret Lover.

La sezione danzereccia è più modesta rispetto alla prima, meno ricca di momenti geniali e fatta di remix a volte anche poco fantasiosi delle stesse tracce, cosa che ha spinto alcuni critici a parlare di un possibile condizionamento della cantante da parte della casa discografica, che l’ha voluta a tutti i costi ripresentare come regina della discodance alla sua veneranda età. Notevoli rimangono comunque le due versioni del successo dei Pet Shop Boys, Always on my mind, e la radio version dell’originale For what I am, traccia ossessiva e dark.