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Momenti di trascurabile infelicità

Il nuovo libro di Francesco Piccolo: brevi racconti che fanno sorridere e sottolineano le contraddizioni della nostra esistenza

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Cosa poteva nascere dopo “Momenti di trascurabile felicità” (2010)? “Momenti di trascurabile infelicità”, ovviamente. È il nuovo libro di Francesco Piccolo (Einaudi 2015, € 13, pp. 140). Lo sceneggiatore campano (che vive e lavora a Roma) creatore di trame di successo, scrive tutt’altro che un romanzo e propone un’ironica lettura degli innumerevoli momenti di irrilevanza delle nostre vite.

 
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Piccole depressioni, cambiamenti di umore, stress emotivi e insoddisfazioni che puntellano le nostre giornate e che messe nero su bianco fano di sicuro riflettere (se non sorridere). È come se un bambino guardasse “gli adulti” con tutte le loro inutili preoccupazioni o con nelle esagerazioni dei loro comportamenti. All’improvviso quel bambino siamo noi: persi, spesso ridicoli. E sicuramente poco credibili.
 

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Il nuovo libro di Francesco Piccolo indaga atteggiamenti comuni nei confronti della vita occidentale inventandosi divertenti aforismi che celano la realtà, spesso trascurata e fin tropppo sottovalutata. Racconti brevissimi che fanno ridere e che mostrano il lato esaltante di ogni istante che viviamo. Un modo per “allegerirsi” al di là delle problematiche da affrontare (e spesso sono tante). Un libro da leggere sotto le coperte o tutto di un fiato durante un viaggio in treno. Tra i “momenti di trascurabile infelicità” raccontati dall’autore: “Quando devo sedermi davanti in taxi”, oppure “Quando qualcuno ti dice che devi sapere che ti vuole molto bene, quasi sempre sta per dirti qualcosa di terribile”. O ancora: “Provo sempre una gioia enorme quando i deboli battono i forti, sul momento. Ma poi subito dopo un’enorme tristezza per i forti, che soffrono più dei deboli quando perdono”. A quante di voi non è arrivata di colpo una debole e limitata tristezza in queste situazioni?

 
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Contrattempi, delusioni, piccole speranze fallite, frasi fatte, imbarazzi. Sono piccoli fastidi che proviamo ogni giorno e che inevitabilmente ci porterebbero a ridere e piangere insieme. Come quando ti affretti perché vedi la cassa senza fila al supermercato e quando arrivi di fronte al cassiere lo vedi tranquillo a contare i soldi con il cartellino “cassa chiusa” davanti a sé. Oppure quando sei costretto a fare benzina da sola dopo aver sperato di trovare il benzinaio pronto ad aiutarti. Poi ci sono le frasi del tipo “ti potevi vestire meglio! (ma io mi sono già vestita meglio…)”. Sono momenti che ci aiutano a realizzare che non siamo mai soli, che proviamo tutti trascurabili infelicità, tali da non lasciare il segno, anzi. Spesso ci rendono più forti e consapevoli.

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È quello che succede quando si deve ballare per forza al matrimonio di un amico, anche se l’unico desiderio sarebbe togliersi scarpe e vestito e andare a letto. Grandi sorrisi e tanti salti – perché in fondo sappiamo che è più importante rendere felici gli sposi novelli – nella speranza di godere di un lungo sonno dopo la baldoria. Allegre tristezze o tristi allegrie che raccontano di noi e spesso delle nostre mille contraddizioni.
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