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Prostitute nell’arte da Lautrec a Manet

Le figure controverse al centro di una mostra al Museo d’Orsay 

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60 anni circa. 60 anni, dal 1850 al 1910, per raccontare come pittori del calibro di Vincent van Gogh, abbiano immortalato la figura della prostituta nella storia dell’arte e del mondo. Figure controverse nella Parigi ottocentesca che se da un lato rappresentava una città che conservava ancora un aspetto maleodorante e degradante, dall’altra veniva raccontata solo attraverso i fasti della Ville Lumiere.

Non per gli artisti. Geni e vagabondi, intenti a girare tra le persone e a coglierne gli aspetti più controversi all’interno di una società ancora estremamente frammentata. E non per le donne. Infatti alcune di esse intraprendevano il mestiere della prostituta. Nei bordelli o nelle case chiuse, come “lavoratrici” oppure in maniera più intermittente. Un fenomeno quest’ultimo che caratterizzava le donne operaie che spesso sbarcavano il lunario vendendo la propria intimità.

Di mostrare questo quadro eterogeneo, si fa carico la mostra parigina Splendore e miseria. Immagini della prostituzione dal 1850 al 1910, che presso il Museo d’Orsay raccoglie le testimonianze degli autori che di anno, in anno, di pennellata in pennellata, hanno cercato di raccontare l’universo complesso delle venditrici di sesso.

Ne emerge un quadro preciso sulla condizione degradata femminile della metà dell’800. Dove spesso la carenza di opportunità sociali ed economiche per le donne, le orienta verso un mestiere di guadagni facili ma di estremo degrado personale. E la mappa dei luoghi e dei profili è piuttosto ampia. Dalla strada ai bordelli. Nei quadri di van Gogh e di Manet per esempio, esse potrebbero sembrare normali avventrici di dehors e bar cittadini, sedute a un tavolo che sorseggiano una bevanda. Ma una donna sola, nell’immaginario dell’epoca, è una donna in cerca di avventure, e le prostitute adescano così i propri clienti. Tra una sigaretta e un bicchiere di assenzio.

Diverso è invece il discorso notturno. Qui l’adescamento non è proibito, e le donne utilizzano la luce dei lampioni, come sottolineato dai quadri di Louis Anquetin, per mostrare il trucco e lo stile provocatorio dei propri abiti. Dalla strada di passa poi ai teatri e agli eventi di grande mondanità.

All’Opera di Parigi, i balli in maschera sono occasioni di incontro tra i frequentatori del teatro e le prostitute di alto bordo. Poi il quotidiano del bordello, dove Lautrec ritrae le venditrici di sesso come donne impegnate nelle più svariate attività quotidiane. E anche se l’arte ne trasfigura i profili, spesso esaltandoli, altre volte ritraendoli con maggiore esattezza, il quadro che ne emerge è di profonda e intensa tristezza esistenziale. 

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