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Un caffè. Come dico io.

Mille modi per gustare (e ordinare) la bevanda più amata

caffè, espresso
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Il caffè. Un piacere, una pausa, un’arte. In ogni angolo del globo la bevanda dall’aroma inconfonbile è sinonimo di relax, che sia nel più bel bar di Parigi o davanti al distributore insieme ai colleghi di lavoro.

È il risveglio, il break e il compagno di notti al computer. Ed è di tutti i tipi, ma sempre amatissimo. Il caffè è conciliazione ma anche unione fra popoli. Noi italiani possiamo vantarci del nostro espresso, inimitabile bevanda in tazzina che raramente ci soddisfa come nello Stivale. Ma avete mai pensato a quante tipologie di caffè esistono e a quante “strambe” richieste sono sottoposti baristi e venditori ogni giorno?

Chi ha visto il film “C’è posta per te” ricorderà una mattiniera Meg Ryan alle prese con la fila da Starbucks. Tutti intenti a ordinare le bevande, come a voler dire “il caffè è mio e me lo scelgo come voglio”. Anche in Italia non siamo tanto lontani dalle sceneggiature ambientate a Manhattan. Se ci mettessimo ad ascoltare con attenzione la voce che accompagna lo scontrino sul bancone ce ne accorgeremo.

Un caffè: e qui siamo sul semplice. Niente da aggiungere, solo tazzina, al resto ci penso io. Un caffè macchiato: caldo o freddo? Perché c’è quello a cui viene aggiunto latte caldo e quello a cui viene versato il latte da frigorifero.

Un caffè schiumato: latte sì, ma quello caldo a vapore del cappuccino. Un caffè al vetro: stessa cosa di quello semplice, ma nel bicchierino. Un caffè con latte scremato: per chi ama le versioni light. Lungo: la macchina deve essere spenta quando il livello della bevanda raggiunge l’orlo. Corto: un tocco di pulsante e subito stop. Americano: annacquato. In tazza grande: poco più lungo del normale. Doppio: tazza grande con due caffè normali all’interno.

E ancora. Marocchino: normale – con schiuma di latte e aggiunta di cacao in polvere. Deca: decaffeinato. Con latte caldo a parte: non mi fido del barista e la quantità giusta di latte la metto solo io. Idem per “con latte freddo a parte”. Corretto: con un goccio di sambuca o liquorino per i più decisi. Ristretto: un caffè che somigli a una crema, forte e corto. Con acqua calda a parte: lo “americanizzo” io. “Con acqua fredda a parte”: lo bevo a lungo e va bene che sia tiepido. Ginseng: una moda degli ulttimi anni dedicata a chi ama i sapori dolciastri.

Poi le varianti estive “al ghiaccio”, shakerato, con ghiaccio a parte, “affogato”: con una pallina di gelato alla crema. E molte altre ancora. Perché chi ama la bevanda nera, in fondo vuole concedersi un momento di protagonismo che comprende anche lo sguardo terrorizzto del barista in attesa di nuove indicazioni. A meno che non si chieda semplicemente: un caffè.