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L’amara vita sugar free

Una giornalista ha provato ad eliminare tutti gli zuccheri per 14 giorni: ecco cosa ha sperimentato

Zollette di zucchero
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Si fa presto a dire che bisognerebbe ‘eliminare gli zuccheri’ dall’alimentazione per dimagrire e per vivere una vita più sana. Ma gli ‘zuccheri’ non sono solo quelli del cucchiaino nel caffè, o quelli che si mettono negli impasti delle torte: sono praticamente ovunque, nei cibi pronti, nelle bevande, nei carboidrati tutti, negli alimenti in scatola, addirittura nella frutta. Una dieta sugar-free è un percorso ad ostacoli nella società contemporanea, ostacoli belli alti: lo ha sperimentato su di sé Suzanne Moore e ne ha fatto un piccolo reportage per il Guardian, e il suo verdetto è perentorio: dopo 14 giorni “la mia vita è praticamente finita”. 
 
Moore sottolinea infatti come eliminare lo zucchero non sia solo questione di disciplinare le proprie scelte alimentari, cosa che, per quanto difficoltosa, è possibile se si mette in gioco la forza di volontà. Quello che i nutrizionisti non dicono della dieta sugar free è che portarla avanti di pari passo ad una vita sociale è praticamente impossibile. Per non contare quanto l’umore precipiti in picchiata libera, visto che si tratta a tutti gli effetti di disintossicarsi da una sostanza dalla quale siamo, chi più o chi meno, dipendenti. Il resoconto della giornalista comincia con i primi 6 giorni piuttosto ‘classici’ di chi cambia regime alimentare: la difficoltà a scegliere, a preparare la cena per sé stessa e per la famiglia, a pranzare fuori, a fare una spesa leggermente più costosa del solito (i carboidrati sono praticamente ovunque e sono economici). Qualche notte insonne, altre di lunghe dormite. E’ dal sesto giorno che comincia la fatica vera: Moore accetta di incontrare amici al pub, e farlo sorseggiando un bicchiere d’acqua minerale non è esattamente quello che lei considera ‘svago’. 
 
E’ su questo tasto che duole particolarmente la giornalista: gli alcolici intesi come indulgenza, come premio dopo una giornata stressante, ma soprattutto come perno della vita sociale di molte persone. Ecco che una sera al ristorante decide di ordinare solo verdura, ma concedersi un cocktail. E un’altra volta è disposta a mangiare sedano, ma con un bicchiere di vino. Fino a che un momento particolarmente stressante (viene rapinata) la spinge a tuffarsi in un calice di prosecco e scartare cioccolatini. Le riflessioni che trae sono di carattere psicologico più che salutista: dimagrisce e la sua pelle diventa più bella, ma la sua vita non è più divertente e togliersi piccoli piaceri quotidiani rende le persone tristi. Naturalmente la conclusione non è ‘tuffiamoci nello zucchero’, anzi la seppur breve esperienza le ha fatto comprendere che si possono limitare gli zuccheri, e di molto, ma che i carboidrati fanno parte della sfera sociale e in un certo senso emotiva, talmente legati allo star bene dal punto di vista psicologico che eliminarli del tutto diventa una vera e propria tortura. Almeno per lei: potete leggere l’intero resoconto qui
 
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