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La regina che amava il cioccolato

Con la morte di Koko Taylor, tra le voci più potenti, ruvide e inconfondibili, il blues perde una delle sue grandi leggende.

Koko Taylor
LaPresse

Cora Walton nasce nel 1928 in una fattoria nei dintorni di Memphis: adora il cioccolato, ne mangerebbe in continuazione, e per questo tutti la chiamano Koko. Oltre al cioccolato però, la piccola Koko ha un’altra passione. Il blues le scorre nelle vene da subito: ancora adolescente organizza con i fratelli una piccola band suonando strumenti fatti in casa e ispirandosi al blues di B. B. King e Rufus Thomas.

Dopo aver conosciuto il musicista Robert “Pops” Taylor, che diventerà il suo primo marito, Koko decide di lasciare tutto e di seguire il suo sogno: diventare una blues woman. Con Pops parte alla volta di Chicago con nient’altro che “trentacinque centesimi e un pacchetto di cracker Ritz”. Dopo aver fatto qualsiasi mestiere per superare il primo, durissimo periodo nella windy city, Koko inizia finalmente a farsi conoscere nei club blues della città che, dopo poco tempo, se la contendono sul palcoscenico. Da quel periodo – siamo agli inizi degli anni ’60 – la sua carriera conoscerà solo successi. Nel 1962 il suo primo contratto importante con la Chess Records, con la quale inciderà il suo singolo più famoso, nonché  firma artistica, “Wang Dang Doodle”. Dieci anni dopo sarà la mitica Alligators Records a produrre i suoi dischi, un sodalizio che durerà fino alla fine.

La “regina del blues”, come era universalmente nota, si è fatta strada con tenacia e, soprattutto, con la sua voce potentissima in un mondo – quello del blues tradizionale americano – dominato da voci maschili. La sua musica è uscita dai piccoli club del South Side di Chicago e ha invaso i palcoscenici di tutto il mondo, conquistandosi premi prestigiosi, tra cui il Grammy Award nel 1984 per l’album Blues Explosion. I più grandi protagonisti del blues – da Muddy Waters a Howlin’ Wolf, dal suo mito, B. B. King a Buddy Guy – hanno diviso il palco con lei e l’icona del cinema afroamericano Morgan Freeman l’ha voluta a Washington, a celebrare il suo Kennedy Centre Honors, uno dei più importanti premi alla carriera riconosciuti alle star americane.

Koko Taylor è morta il 3 giugno scorso, all’età di 80 anni, in seguito alle complicazioni di un intervento chirurgico a cui si era sottoposta qualche settimana fa per fermare un’emorragia intestinale. Oggi possiamo immaginare il ricordo dei suoi fan e degli amici con cui ha collaborato dipanarsi sulle note di un lungo, accorato blues, che dai campi del Tennessee si diffonde in tutto il mondo in memoria della sua regina.