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L’empowerment culinario del dessert al femminile

La cucina creativa delle donne in un esperimento gastronomico dal respiro umanitario 

Tortino di zucca
 thinkstock

Tra il cibo e la propria rappresentazione esteriore, scorre un legame che quando si presenta come emancipato dalla pura ossessione estetica è capace di generare cultura, innovazione, solidarietà sociale, e racconto del femminile. È questa la food-filosofia che attraversa “Cake – La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente”, un libro di arte e cucina curato da Manuela de Leonardis e realizzato grazie alla collaborazione no-profit di diciannove artisti internazionali. Nel progetto editoriale, le riflessioni creative sul tema del cibo si mescolano a intervalli di ricette di dolci speziati e creano un formato concettuale che si pone fuori dagli schemi puramente commerciali della comunicazione gastronomica.

Mascot au chocolat, Koul Wal Ishkur, Pain d’Espagne, Amandine, Biscuits a? l’Anis; il ricettario di Cake è trascritto da un omonimo libretto in arabo e in francese ritrovato per caso dalla curatrice in un charity shop di Londra. Il libro, seguendo il filo rosso di un piccolo mistero, accarezza l’importanza della preziosa eredità culinaria contenuta in esso come simbolo di nutrimento e di impresa creativa. Questo in controtendenza con l’idea che la donna ai fornelli rappresenti esclusivamente lo stereotipo cristallizzato di esclusione sociale e subordinazione all’elemento maschile.

Non sempre infatti il quadro è da leggere in senso così negativo. La cucina delle donne, e Cake lo sottolinea in molte pagine, è anche il frutto di una capacità produttiva che reagisce all’oppressione, all’isolamento e alla penuria di risorse spontanee, attraverso la continua manipolazione e innovazione degli ingredienti di base. Un processo personalizzato che permette ai piatti di sopravvivere al tempo, ai conflitti e all’impoverimento economico, diventando finalmente storia. Il cibo così concepito diventa strumento di costruzione identitaria, come sottolinea l’attività di fund-raising connessa alle vendite del libro, i cui proventi andranno a sotenere le donne della scuola di cucina di Bait Al-Karama, il primo convivio Slow Food in Palestina che sorge nella città di Nablus.

Tra le pagine di Cake, gli artisti Hassan Al-Meer, Paolo Angelosanto, Yto Barrada, Beatrice Catanzaro, Maimuna Feroze-Nana, Parastou Forouhar, Maïmouna Patrizia Guerresi, Susan Harbage Page, Reiko Hiramatsu, Uttam Kumar Karmaker, Silvia Levenson, Loredana Longo, MAD_Angela Ferrara e Dino Lorusso, Sükran Moral, Ketna Patel, Pushpamala N., Anton Roca, Jack Sal e Larissa Sansour, rielaborano il proprio personale rapporto con il cibo in un susseguirsi di rappresentazioni emotive e tattili che da quest’ultimo prendono ispirazione per sconfinare continuamente fuori dal perimetro della tavola. Ne emerge un coro poliedrico di esperienze, e un ritratto vitale che è capace di raccontare la quotidianità secondo un quadro dinamico di abitudini e pensieri non solo contemporanei.