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Apocalypse Tomorrow: 6 pericoli globali da temere

Pandemie naturali o artificiali e il rischio di una guerra nucleare

Uomo con ombrello
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Catastrofi ambientali, rischio di malattie pandemiche e persino il miraggio di un’intelligenza artificiale sempre più lucida e minacciosa.

La Terra, trema e si prepara ad affrontare alcuni rischi globali e possibili così come indicati dal recente ‘Global Catastrophic Risks’. Il report, realizzato dalla Global Challenges Foundation, ha stilato una lista dei pericoli globali che potrebbero verificarsi con più ampia probabilità in un futuro prossimo. In questo senso un posto di eccellenza è occupato da grandi e imprevedibili eventi del tipo di catastrofi naturali, pandemie e guerre nucleari.

Accanto a questi possibili scenari: virus letali prodotti in laboratorio o catastrofi scatenate dal predominio dell’intelligenza artificiale. Oppure ancora: le conseguenze di un esperimento di ingegneria su larga scala rivelatosi poi fallimentare. Eventi di questo tipo potrebbero annientare fino a un decimo della popolazione globale.

Il rapporto ha poi classificato i rischi complessivi su due scale di probabilità per i prossimi cinque anni. Tra gli accadimenti ad alto rischio di verificabilità troviamo pandemia, naturale o artificiali – prodotta in laboratorio – o lo scatenarsi di una guerra nucleare.

Del resto, di catastrofi provocate da virus ‘naturali’ è piena la Storia. Nel 1918 per esempio, una pandemia di influenza sterminò circa 50 milioni di persone nel mondo. Più vittime di quante ne produsse precedentemente l’avvento della Prima Guerra Mondiale. Nello studio, accanto alle indicazioni dei pericoli possibili, appare una lista di 22 raccomandazioni rivolte ai leader mondiali.

Tra queste il suggerimento nel fare di più in termini di ricerca sui vaccini e l’impegno nella riduzione delle emissioni di C02. Infine qualche parola di conforto arriva dagli autori dello studio: “Non ci aspettiamo che questi rischi si materializzino tutti insieme domani – ha dichiarato in merito Sebastian Farquhar il direttore del Global Priorities Project – e nemmeno quest’anno; in ogni modo non dobbiamo ignorarli”.