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Quando una parolaccia aiuta

Ce le vieta la morale comune e invece la scienza dice sì

Donna al volante
iStock

Imprecare dà soddisfazione; diciamolo senza tabù. E una volta attestato questa sorta di potere liberatorio cerchiamo anche di capire il perché con l’aiuto della scienza. Infatti un gruppo di ricercatori ha cercato di analizzare le ragioni che danno piacere nel rivolgere qualche insulto al prossimo.

Per capirlo bisogna calarsi, come racconta il Daily Mail, nei panni di una situazione tipica da imprecazione. Per esempio se ci troviamo in mezzo al traffico e qualcuno ci taglia la strada, si può pensare di sostituire l’offesa più spontanea con un sinonimo maggiormente educato.

Non dà la stessa goduria vero? É perché l’effetto non è lo stesso nemmeno per il cervello. Secondo diversi studi infatti le persone che imprecano spesso avrebbero un vocabolario più ampio rispetto ai loro ‘educati’ colleghi. Avere un linguaggio colorito infatti non significa che l’interlocutore sia pigro o maleducato, attesta una ricerca pubblicata sul Language Sciences Journal Found. Anzi, chi usa parole proibite sarebbe più reattivo in altre aree del cervello e avrebbero una maggiore capacità verbale.

Uno studio del 2009 della School of Psychology di Keele, nel Regno Unito, certifica invece come le parolacce riescano a diminuire sensibilmente la percezione del dolore a seconda del sesso in questione. Negli uomini questa diminuzione sarebbe di circa un punto, nelle donne addirittura di quasi due.

La stessa analisi ha visto che anche il battito cardiaco si normalizza in funzione dell’utilizzo di parole di defaticamento.

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