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French touch con Isabelle Huppert

L’attrice simbolo di una moda raffinata e senza età, testimonial di una nota catena di alberghi

Isabelle Huppert
La Presse

Si fa presto a dire diversità, uguaglianza, possibilità di raccontare corpi differenti, che non esprimono il proprio valore solo sulla base di un unico modello. Poi però, quando si tratta di tradurre questi bei propositi in realtà.

Qualcosa nella moda si perde. E il mercato della bellezza perfetta, vince. Eppure molti marchi stanno scardinando a suon di testimonial diversamente belli, questo diktat spaventoso. E’ il caso di Mandarin Oriental, celebre catena di hotel, che arruola la pluripremiata attrice francese Isabelle Huppert come volto della propria campagna.

La famosa fotografa Mary McCartney ritrae ciascuna celebrita? in una location dove esse stesse possano sentirsi a proprio agio. Isabelle Huppert ha scelto come scenografia una casa di citta? vicino a Mandarin Oriental Paris. «La premiata campagna pubblicitaria continua a parlare del Gruppo in maniera semplice e raffinata, e siamo onorati di dare il benvenuto a Isabelle Huppert come nostra nuova ambasciatrice», ha affermato Jill Kluge, director of brand communications di Mandarin Oriental Hotel Group.

L’attrice dalla chioma rossastra, spicca in una location di giorno, dove la luce accarezza il volto intenso e la figura. Il colore scelto per vestire la femminilità, è un blu cobalto, che si sposa bene con la chioma rossa. La Huppert è una signora borghese a proprio agio nelle stanze lussuose e negli scorci cittadini. D’altronde, stile e raffinatezza sono da sempre marchi di bellezza dell’attrice.

Il make-up è sempre semplice, l’abito morbido e colorato, e i capelli raccolti in un morbido chignon. Il messaggio è chiaro. Vince il french touch, quel mix di semplicità e naturalezza, in grado di farsi storia della moda. Qualche problema con lo stile serioso? Assolutamente no, perché l’attrice può tranquillamente passare a una divisa più moderna. Abito e chiodo di pelle, senza un briciolo di vergogna. Perché mai dovrebbe?