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Design di gusto a Copenhagen

Oltre alla bellezza che la contraddistingue, la capitale danese è oggi un riconosciuto crogiolo di arte moderna e gourmet, meta preferita per chi vuole unire design e gusto.

Ristorante con vista a Copenhagen
©Radisson Blu Hotel

Amanti della buona cucina e del design, forse non sapete che il vostro paradiso è a Copenhagen. Infatti la capitale europea che – come descrive uno dei più famosi scrittori danesi contemporanei Peter Hoeg -ha “dimensioni che la rendono facile come una cittadina ma senza negarle l’importanza culturale di una grande metropoli”, oltre alla bellezza che la contraddistingue è oggi un riconosciuto crogiolo di arte moderna e gourmet, meta preferita per chi vuole unire design e gusto.

Partiamo allora dalla cucina di Copenhagen che nel 2010 è stata pluripremiata dall’incontrovertibile competenza della guida Michelin – con ben 13 stelle su 12 locali – e che vede il ristorante Noma eletto migliore del mondo nella classifica della rivista specializzata inglese Restaurant Magazine stilata in collaborazione con l’italiana San Pellegrino. Il Noma, che si avvale della creatività dello chef poco più che trentenne René Redzepi, ha vinto grazie all’originalità della sua cucina che mescola ingredienti nordici – provenienti da Islanda, Isole Faroe e Groenlandia – con ricette mediterranee. E di certo nella città della Sirenetta non è un’eccezione.

Sono numerosi qui i locali dove si mangia bene e con gusto: c’è l’esperienza sensoriale di AOC che, situato in un edificio del XVII secolo, conquista i suoi clienti con ricette che coinvolgono vista, olfatto, suono e gusto; c’è il Formel B di una coppia di giovani e talentuosi chef; c’è Kokkeriet nella zona caratteristica di Nyboder con le sue casette gialle dei pescatori del 1600. E ci sono ottimi esempi di cucina internazionale come Era Ora per quella italiana (ricette e ingredienti provenienti direttamente dall’Umbria), il Kiin KiinKong Haus Kælder. Tutti stellati Michelin. Tra i nomi culinariamente famosi va menzionato anche il ristorante (mangia, mangia) thailandese e il franco danese Alberto K del leggendario Radisson Blu Royal Hotel dell’architetto e designer Arne Jacobsen.

Quando a metà degli anni 40 si stimò che l’inaugurazione delle nuove rotte turistiche dalla Scandinavia agli Stati Uniti avrebbe portato a un’invasione di americani, la compagnia SAS ideò un originale pacchetto che comprendeva un’agenzia di viaggi, un terminal per il check in e un albergo di lusso, il tutto in un’unica opera. Per realizzare tutto ciò fu chiamato uno degli artisti più dinamici dell’epoca, Arne Jacobsen autore anche delle abitazioni Bellavista di Copenhagen, che concepì una struttura “leggera” in armonia con i contigui Giardini di Tivoli. Il risultato fu il Radisson, simbolo di un innovativo design di cui ancora oggi conserva le tracce come nella famosissima stanza 606, rimasta tale e quale all’origine e contraddistinta per gli eleganti pannelli e i mobili in wengé, il sistema radio e citofono incorporato, le tende dell’epoca (solo un po’ sbiadite dal sole ) e naturalmente le mitiche sedute Swan ed Egg, vere e proprie opere d’arte firmate Jacobsen.

Al 20esimo piano dell’edificio si trova il ristorante che prende il nome dal primo direttore dell’albergo Alberto Kappenberger (padre dell’attuale direttore Roy Kappenberger) che per più di ventanni visse là con la moglie e i figli divenendo custode dello spirito del Radisson. Tra i tratti caratteristici dell’Alberto K la vista sui tetti di Copenhagen e naturalmente il design futuristico con le originali posate disegnate da Jacobsen e riprese da Stanley Kubrick in 2001 Odissea nello spazio.

Il Radisson non è l’unico albergo di design nella città ma è affiancato da molti altri fieri esempi come l’Astoria che conserva i tratti architettonici dell’epoca in cui fu costruito (1934-35), l’Avenue situato in un edificio realizzato da Emil Blichfeldt, e i moderni Hotel Fox e Dauhostel Copenhagen City.

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