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Le seduzioni di Damasco

La capitale più antica del mondo ha fascino da vendere. Tra le vie dei tradizionali suq e della Città Vecchia si congela un “arabismo” prettamente siriano.

Damasco

Famosa per i suoi suq tradizionali – in Siria ce ne sono di due tipi, quelli antichi e quelli moderni –  Damasco si assapora sulla via Recta tra i banchi di Al Hamidiyeh e Madhat Pacha, si veste dei colori della seta ad Al Harir, laboriosa con le abili mani dei sarti ad Al Khayatine, dove si trova la grande “madrasa” Al Nouriya, stordisce con gli odori delle spezie a Bzuriyeh, riluce con gli splendori delle botteghe degli orefici ad Al Sagha dove si trova il Bismaristan An-Nuri, il Museo della medicina e delle scienze arabe.

La più antica capitale del mondo tesse la sua storia di seimila anni con fili d’oro e d’argento ricamati su tessuti pregiati, come il broccato, il damasco, l’Aghabani o le Abaya (mantelle), lasciando l’impronta inconfondibile in quei motivi geometrici e arabeschi che decorano la città tutta. All’ombra della sua fertile Ghuta irrigata dal Barada, la bella città siriana si vezza dei soprannomi che di volta in volta poeti e viaggiatori le hanno attribuito: la Profumata (Al Fayha), ad esempio, o grano di bellezza  (Al Sham). E si gloria di filosofi che qui hanno mischiato le loro sorti a quelle di architetti che lasciarono le loro impronte di genio sull’Impero romano, come Apollodoro il Damasceno, artefice del primo ponte sul Danubio e della famosa colonna Traiana a Roma. Infine, si lascia contemplare racchiusa nelle sue antiche mura, tra moschee, templi e “madrasa” (le Scuole coraniche).

Nel cuore di quel condensato di fascino arabeggiante che è la Città Vecchia è situata la moschea degli Ommayyadi, proprio alla fine del Souq al-Hamidiyeh, il più grande e famoso bazar di Damasco. Con i suoi tre minareti e il colonnato del tempio di Giove Damasceno, la “Grande Moschea” – come viene chiamata –  è davvero grande, simbolo della Damasco capitale dell’Impero Arabo Islamico, nel 705 a. C. Tra le sue mura, all’interno di un sacrario, è riposto il capo di San Giovanni Battista, portato qui dai Romani e qui venerato come un profeta con il nome di Yahia. All’uscita della moschea, si consiglia di fermarsi al famoso caffè “An-Nofara”.

Bisogna dirigersi più a sud, invece, per trovare in tutta la sua superbia il settecentesco Palazzo Azem, splendente in basalto nero e roccia calcarea bianca. Nelle sue sale è stato allestito il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari della Siria. A sud-est si trova la chiesa di San Paolo, costruita presso la Bab Kissan, dove San Paolo stesso fu calato da una finestra dentro una cesta, per cominciare la sua missione  apostolica in Europa. La famosa cittadella della città, Ayyubida, si trova, invece, ad ovest.

E’ nei quartieri dell’antica Damasco che si suole camminare a testa in su, tanto i palazzi, le moschee, gli hamman, i caravanserragli e le madrasa attirano l’attenzione. La capitale del traffico mercantile, avvezza agli scambi – commerciale e culturali – sin dalla notte dei tempi, rimane tuttavia legata ad una identità araba che rivendica con forza, beffeggiando le “sorelle cosmopolite” come Beyrouth o Amman.