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Pasta fast – food

Stanchi dei soliti sandwich, kebab e crepes, i francesi inaugurano il fast – food della pasta. Un metodo semplice ed ingegnoso per servire pasta in tempi da record.

Spaghetti
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Profanazione della tradizione gastronomica italiana o geniale trovata di marketing? La questione come sempre e’ relativa alla prospettiva da cui la si guarda e così, senza colpo ferire, a Parigi danno il via alla nuova frontiera del fast food: porzioni di pasta cucinate espresse e servite in un cono di cartone, a mo’ di patatina fritta.

Il successo e’ pressoché immediato, tanto da affannare gli investitori del mondo della ristorazione, tutti intenti a guadagnarsi la propria fetta nel mercato. A Parigi si contano già sei fast food di questo tipo, rispettivamente Francesca, Mezzo di Pasta, Pastacosy, Mecca Pasta e Viagio, dislocati nei punti nevralgici della città, in corrispondenza delle principali arterie commerciali.

Le cifre d’affari in questo settore parlano chiaro: dall’apertura dei primi locali tre anni fa, si e’ calcolato un margine di guadagno annuo del 70%. Grazie all’affezione dei francesi per il cibo italiano e ad un costo delle materie prime decisamente contenuto (la pasta si sa, e’ molto economica), questi imprenditori hanno avuto un rientro immediato dei loro investimenti e si apprestano ad ampliare il proprio network, anche attraverso il metodo del franchising.

Ma come si fa a trasformare la pasta in un prodotto fast-food? Il metodo e’ semplice: questi locali si riforniscono di sughi già pronti da fornitori ben selezionati; a questo punto non resta che cuocere la pasta nei bollitori. La cottura non viene ultimata: la pasta, levata ancora cruda dal fuoco, viene messa da parte. Al cliente non rimane che entrare nel locale, scegliere il sugo nella selezione del menù ed aspettare qualche minuto, giusto il tempo di mischiare la pasta con il sugo e finire la cottura al micro-onde.

Ai difensori della cultura nostrana potrebbe sembrare una barbarità, eppure, risalendo indietro nel tempo, si scopre che una pratica del genere esisteva già e prosperava proprio nell’epicentro della produzione di pasta. Stiamo parlando dei “maccheronari” napoletani, i primi fast food di pasta ante litteram. Le fotografie li immortalavano agli inizi dell’Ottocento agli angoli delle strade, intenti a cuocere la pasta dentro enormi pentoloni e a servirla ai viandanti, appena cosparsa di formaggio grattugiato ed insaporita di pepe.

Anche Goethe ne parla nel suo “Viaggio in Italia” descrivendone l’attività febbrile: “con le loro casserole piene di olio bollente sono occupati, particolarmente nei giorni di magro, con uno smercio incredibile”, tanto che “migliaia di persone portano via il loro pranzo e la loro cena in un pezzettino di carta”.

Che siano stati i francesi a riscoprire una tradizione tutta italica può forse far sorridere, tuttavia e’ difficile credere che il primato interessi veramente ai nostri ghiotti connazionali; per quanto in Italia i fast food abbiano trovato piena cittadinanza, si presume che la pasta non cederà facilmente al ricatto della modernità e rimarrà tenacemente “slow food”.

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