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L’arte indaga la realtà virtuale

Collettiva sull’ ‘io virtuale’: dieci artisti esaminano il nuovo concetto di identità, radicalmente mutato grazie allo stretto rapporto quotidiano con il web e le nuove forme di comunicazione

Hello World! or: How I Learned to Stop Listening and Love the Noise
Christopher Baker, Courtesy of the artist

Ciò che era inusuale e fantascientifico fino a pochissimo tempo fa adesso è la norma: tutti possiedono un alter ego virtuale, che intesse relazioni sul web e ha una sua vita quotidiana. Se questa evoluzione era ipotizzabile, il modo in cui ciò avvenuto è un dato del tutto nuovo. Infatti si sarebbe immaginato un proliferare di false identità, anche più di una per persona, in modo da nascondersi pur sentendosi liberi di agire sotto mentite spoglie. Invece la tendenza va in direzione opposta, ed è la vera identità delle persone ad agire sul web, senza remore per una privacy di cui non si sente più il bisogno.

La mostra Identità virtuali, presso il CCC (Centro di Cultura Contemporanea) Strozzina di Firenze, indaga questo nuovo concetto di identità, proponendo dieci opere di artisti internazionali, il cui lavoro verte sul rapporto tra esseri umani e realtà virtuale.

Grazie alla consulenza scientifica di Antonio Glessi (ISIA, Firenze), Christiane Feser (artista), Franziska Nori (direttrice CCC Strozzina) e Roberto Simanowski (Institut for Media Studies, Università di Basilea), la mostra offre un panorama molto ampio, da cui trapela un approccio non sempre consapevole del mondo di internet da parte degli utenti. Evan Baden e Robbie Cooper agiscono nella stessa direzione, fotografando adolescenti immersi nel mondo virtuale, le cui espressioni diventano assenti fino all’angoscia; mentre Christopher Baker e Natalie Bookchin attingono direttamente dal mondo di YouTube per creare collage di persone che consapevolmente si mostrano in video; i lavori di Michael Wolf, Chris Oakley, Sociable Media Group, Nicholas Felton ed etoy.Corporation, invece, dimostrano come anche senza volere ci si trovi ‘rintracciabili’, e strettamente legati alla propria identità virtuale. Presenti anche il progetto di Les liens invisibles, che tempo fa aveva invitato gli utenti di Facebook a compiere un suicidio dal social network, tramite un’applicazione da loro inventata e quello di Diana Djeddi, che esamina la vicenda dello scambio di identità, a causa di Facebook, tra Neda, la ragazza uccisa a Teheran nel 2009 e la sua omonima, costretta così a lasciare il paese.

L’esposizione è ricca e complessa, e offre molti spunti per una riflessione che va a fondo su un argomento più che mai attuale.

Dal 20 maggio al 17 luglio 2011
CCCS Centro di Cultura Contemporanea Strozzina
Palazzo Strozzi
Piazza Strozzi
Firenze

Da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 20.00
Giovedì dalle 10.00 alle 23.00
Ingresso 5 euro
Ridotto 4 euro

Per ulteriori informazioni:
www.strozzina.org
www.palazzostrozzi.org

Didascalia opera:
Christopher Baker, Hello World! or: How I Learned to Stop Listening and Love the Noise, 2008, Installation Video Still Photo: Christopher Baker, Courtesy of the artist

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