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“Il mare che resta” negli scatti di Beatriz Franco

Il mare e la sua preziosa anima fatta di sale protagonisti degli scatti della fotografa brasiliana in mostra a Roma

Foto di Beatriz Franco

Il mare è da sempre, dall’alba dell’umanità, fonte di continua ispirazione per gli esseri umani. Si apre all’ignoto, mette in comunicazione luoghi e culture diverse e lontane, può reclamare dolorosi sacrifici umani prendendosi quelli che osano sfidarlo, ma ricambia donando i suoi frutti e consentendo la sopravvivenza a chi lo rispetta e lo teme. E tra i tesori più preziosi custoditi dalle distese marine, il sale è sicuramente l’elemento più affascinante.

“Oro bianco” per popoli antichi, il sale ha costruito il paesaggio naturale, culturale ed emozionale di un frammento di paradiso che i Fenici avevano chiamato Mozia, e che oggi si chiama San Pantaleo: un isolotto al largo di Marsala, le cui saline attiravano, assieme alla preziosa tintura porpora estratta dai murici, le navi dei navigatori mediorientali. Le saline hanno rappresentato un’inesauribile fonte di ricchezza per secoli, al punto da essere rivendicate come monopolio di stato nelle Costituzioni di Melfi, redatte da Federico II di Svevia, sovrano normanno della Sicilia.

E’ di fronte a tutto questo che la fotografa brasiliana Beatriz Franco si è sentita ispirata, attratta da un paesaggio che cessa di essere solo fisico e diventa interiore, nascosto, spirituale. La mostra “Il mare che resta”, curata da Giuliana Scimè e in esposizione presso la Galleria Cândido Portinari dell’Ambasciata del Brasile a Roma, è il risultato di questa profonda ispirazione, quasi una folgorazione.

Nelle saline il sale viene “catturato” in un intrico di vasche, canali e argini, che intrappolano il mare per estrarne la sua anima bianca: l’odore che si respira attorno è salmastro e sa di violetta, e il paesaggio è fortemente segnato da queste attività, con i colori cangianti che il mare assume nei diversi “fazzoletti” in cui è costretto, e i “fiori di sale”, gli aloni biancastri che si aprono sull’acqua man mano che questa evapora svelando i suoi preziosi cristalli. Proprio come il sale, che negli scatti di Beatriz Franco diventa l’anima fluttuante del mare, difficile da cogliere eppure presente dappertutto. Sono i colori, le forme, le sovrapposizioni di sfumature cangianti ad incantare Beatriz, che si lascia completamente rapire da una natura così fortemente umanizzata, ricca di storia e di fascino – i vecchi mulini a vento, le antiche opere di recinzione sono lì a testimoniarlo – ma lascia fuori l’elemento umano, concentrandosi unicamente sull’anima salmastra del mare, quella che resta dentro.

Dal 20 maggio al 2 giugno
Ambasciata del Brasile a Roma – Galleria Cândido Portinari
Piazza Navona, 10
Roma

Da martedì a sabato dalle 11 alle 17

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