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La luce che cambia

Le lampadine ad incandescenza sono ufficialmente messe al bando: quali sono le alternative e come funzionano?

Lampadine

Dopo 130 anni di onorato servizio, è giunta l’ora per le lampadine ad incandescenza di andare in pensione. Emblema dell’idea brillante, la classica lampadina figlia del genio di Thomas Edison ha egregiamente illuminato il mondo intero per decenni, ma ci si è resi conto in tempi relativamente recenti che aveva dei grossi inconvenienti a livello di consumi dato che trasforma in luce solo il 5/10% di energia, sperperando il resto in calore. Dal 2009 l’Unione Europea ha deciso di togliere dal commercio questo tipo di lampadina in modo graduale. La messa al bando progressiva è arrivata fino al 1 settembre di quest’anno, quando anche le ultime lampadine rimaste sul mercato, da 25 e 40 watt, sono diventate fuorilegge, nella prospettiva di arrivare entro il 2020 ad una riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2.

Quali sono dunque le alternative? D’ora in avanti si potranno utilizzare solo lampadine compatte, ossia alogene e fluorescenti, e i LED. Ognuna di queste consuma in media l’80% in meno del bulbo ad incandescenza, con un risparmio di almeno il 70% sui costi. La bolletta di un appartamento potrebbe ridursi da una media di 40 a 10 euro circa. Anche la durata di lampadine vecchie e nuove avrà una differenza di circa 7-10 volte.

Tra le alternative, le lampade alogene saranno le prossime ad andarsene, perché rientrano in una classe energetica (C) che dal 2016 sarà messa al bando. Si tratta di uno standard per determinare l’efficienza energetica, un’equazione tra capacità di illuminare, durata e consumi, e le alogene rientrano proprio nella classe non adeguata, a meno che entro il 2016 non se ne inventino di più efficaci.

Le fluorescenti compatte – CFL (quelle a forma di spirale, comunemente chiamate ‘a basso consumo’) sono decisamente più efficienti. Molti ne hanno sempre diffidato per il costo notevolmente superiore ai bulbi ad incandescenza, senza però considerare che la loro durata è immensamente più lunga, ossia fino a 8-10 anni! Per quanto riguarda i consumi siamo sul 65% in meno rispetto alle ‘vecchie’. Purtroppo anche con le lampadine a fluorescenza c’è un inghippo, ossia il problema dello smaltimento: al loro interno infatti si trova una piccola quantità di mercurio, una dose non pericolosa per l’uomo ma che le classifica come rifiuti pericolosi. Occorre riportarle nei punti vendita o negli appositi centri di riciclaggio. Altro inconveniente è che non si accendono subito, emettono una luce fioca all’inizio e necessitano di alcuni secondi (60-90) per illuminare davvero.

Infine c’è il LED, tipo di illuminazione sempre più diffusa tra i cultori del lighting design, grazie alla sua durata notevole (fino a 15 anni in più rispetto alle lampadine ad incandescenza), all’immediatezza dell’accensione, le dimensioni ridotte e la robustezza fisica. Non contiene sostanze nocive, ma anche il LEd deve essere smaltito come apparecchiatura elettronica (RAEE).

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