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Linder Sterling, femminista punk a Parigi

La donna-oggetto si ribella nelle opere di Linder Sterling, provocatrice ludica, tra rose e ferri da stiro

Linder

Se Lady Gaga è per voi fonte di ispirazione e vi piacerebbe emulare il suo stile, forse vi converrebbe risalire alla fonte delle sue idee così irriverenti: la celebre cantante infatti scopiazza da tempo il genio di Linder Sterling, a cui il Museo d’Arte Moderna di Parigi ha dedicato una mostra, in corso fino al 21 aprile.

Era il 1982 quando  Linder apparì vestita di carne cruda sul palco del concerto dei Ludus, il gruppo da lei fondato, creando scandalo e mandando in deliquio l’allora giovane popolazione punk di Manchester; la nostra Germanotta fece lo stesso ricoprendosi di bistecche per la copertina di Vogue di un paio d’anni fa, dimostrando che il genio della femminista inglese di Liverpool continua a graffiare i benpensanti. Oggi è possibile ripercorrere tutte le tappe dell’evoluzione della sua arte, che spazia dal fotomontaggio, alla musica, alla moda.

Celebri i collages della Linder, primo fra tutti quello della donna dalla testa a ferro da stiro e dalle bocche sorridenti al posto dei capezzoli, con cui Gaga ha decorato uno dei suoi camerini (è la stessa Linder ad affermarlo). Una femminista ludica, che amava provocare la morale della società in cui era immersa combinando immagini tratte dalle tipiche riviste femminili con gli altrettanto stereotipati magazines di stampo maschile, e così inventando creature ibride che smascheravano l’idea che si aveva della donna: un essere destinato solo ad essere sexy e casalingo. La donna-oggetto di Linder invece si ribella, trasgredendo alle regole dell’immagine in cui è immobilizzata, ottenendo con il fotomontaggio la possibilità di esprimere la sua alienazione. Nacque così anche la “Menstrual Jewelry”, la gioielleria mestruale, spille e collane  realizzate con cotone e smalto rosso, per ricordare gli assorbenti. La mostra è aperta dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 18, e la tariffa intera è di sei euro.

Foto: dettaglio “Oh grateful colours, bright looks VI” 2009, fotomontaggio, collage su foto di Tim Walker
 

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