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Donna oggetto a chi?

Mannequin – Le corps de la mode a Parigi, racconta l’evoluzione del lavoro e dell’immagine di modella. Con qualche sorpresa

Guy Bourdin, 1978
© Guy Bourdin

Sono tante, si muovono tra passerelle e tempi strettissimi di shooting fotografici. Solo alcune però riescono a rimanere impresse nell’immaginario del consumatore o dell’appassionato. Le modelle hanno attraversato la storia dell’ultimo secolo in bilico su tacchi altissimi o vestite solo della loro bellezza e sfacciataggine.

Mannequin – Le corps de la mode”, una mostra a Parigi presso Les Docks, Cité de la Mode et du Design, fino al 16 maggio 2013, racconta la figura dell’indossatrice dall’Ottocento a oggi. La mostra segue l’evoluzione del ruolo della modella. Da oggetto inanimato che doveva nascondere la propria personalità e fisicità in favore solamente dell’abito, a determinata portatrice di idee e stile.

Da un realismo delle pose fisse e artificiali, alle esplosioni di carattere tipiche della fotografia di moda più recente. Questo cambio di mentalità e sottolineato e testimoniato dal corpus di 120 fotografie d’autore arricchite da testimonianze video e dagli scatti di Horst P. Horst, Erwin Blumenfeld, Henry Clarke, Helmut Newton, Guy Bourdin, Nick Knight, Corinne Day, e ancora Juergen Teller.

E’ interessante capire il radicale cambiamento del ruolo dell’indossatrice con la nascita dell’haute-couture e l’affermazione delle cover girl. Il cambio di mentalità prevede infatti che siano le modelle a imporre il proprio carattere, a farsi materia malleabile e a ispirare per prime la direzione creativa di stilisti e fotografi. Il rifiuto della donna-oggetto è nell’aria. La storia delle icone di stile su riviste patinate, quasi storia. La capacità di mischiare personalità e abito, la regola. La mostra racconta questo processo rovesciando la comune concezione sulle indossatrici e provando a sperimentare il punto di vista delle bellezze davanti all’obiettivo.

Foto:
Guy Bourdin, 1978
Charles Jourdan, été 1978. Mannequin Nicolle Meyer. Tirage moderne à développement chromogène
© Guy Bourdin, avec l’aimable autorisation de la galerie Michael Hoppen Contemporary, Londres