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Bellezza ed ecologia possono andare d’accordo?

Dentro ogni beauty-case e trousse ci sono centinaia di sostanze inquinanti. Impariamo a leggere le etichette per scovarle

Bellezza ed ecologia

Abbiamo parlato spesso di cosmesi naturale, di prodotti fai-da-te, di make-up vegan. Pian piano il mercato della cosmetica green si sta allargando, ma è ancora una goccia nel mare dei prodotti di bellezza, che sono mediamente altamente inquinanti e pieni zeppi di sostanze chimiche. Dal punto di vista della cura del corpo, le donne impattano sull’ambiente più degli uomini: pensate solo alla dimensione del vostro beauty case e di quello di un fidanzato, un amico, un fratello. Certo, la vanità maschile è in aumento esponenziale e la sfera beauty per lui è ormai un mercato più che affermato, ma mediamente sono ancora le donne le acquirenti regine di profumerie & co.

Pensate a quanti tipi di crema possedete: mani, viso, contorno occhi, corpo, come minimo. Poi il trucco: rossetti, ombretti, mascara, matite, ciprie, fondotinta, e ovviamente lozione struccante, tonico, dischetti di cotone. Potremmo continuare con shampoo, balsamo e impacchi vari, esfolianti, deodoranti, etc, ma l’idea è resa. Tutti questi prodotti, oltre a finire nel mare attraverso i rubinetti delle nostre case, sono contenuti in flaconi e flaconcini che difficilmente si riciclano. Ciliegina sulla torta, sprechi e cattive abitudini rendono la cosmesi un vero flagello per la natura. Inutile dire che tutto ciò che inquina l’ambiente è, nella maggior parte dei casi, anche nocivo per il corpo umano: scegliere la cosmesi green è un bene per la natura, ma anche per noi stesse. Pensiamo ad esempio ai conservanti come i parabeni, che spesso vengono associati ai tumori al seno, o all’alluminio, o ai derivati dal petrolio e i siliconi.

Ma esattamente cosa  inquina? E come leggere le etichette per capire che cosa ci stiamo spalmando sul viso, e cosa finirà nell’ambiente danneggiandolo? Innanzitutto, l’ordine in cui sono scritti gli ingredienti in un prodotto (l’International Nomenclature of Cosmetic Ingredients – Inci- è obbligatoria) rispecchia l’ordine di quantità. La stragrande maggioranza delle volte, i nomi in inglese corrispondono alle sostanze chimiche, mentre trovate in latino quelle naturali. I C.I. che spesso si trovano alla fine dell’elenco sono i coloranti, ad eccezione delle tinte per capelli che le denominano in inglese. Tra i conservanti sintetici più comuni, troviamo la formaldeide, i sopra citati parabeni, il quaternium 15 (comune nel make-up), il kathon CG, anche conosciuto come isotiazolina, grotan o euxil. Tutta la sfera dei saponi e detergenti è impregnata di tensioattivi, che in pratica sono ciò che fa la schiuma, e più comuni sono il sodium laureth sulfate (SLES) e il sodium lauryl sulfate (SLS).

Tra le sostanze più pericolose, contro la quale Greepeace si è mobilitato in una campagna di ‘sorveglianza’ sui produttori, gli ftalati, contenuti specialmente nei profumi, oggetto di controversie da anni: produrrebbero effetti simili a quelli degli ormoni estrogeni.Purtroppo la lista è lunga ed elencare tutte le sostanze impossibile, ma continuiamo con il toluene, solvente che si trova negli smalti e che è stato collegato a disturbi del sistema nervoso, tanto che molte case cosmetiche lo hanno eliminato. C’è poi l’idrochinone, un fenolo molto dannoso per l’ambiente. Concludiamo con l’alluminium, onnipresente nei deodoranti e collegato al cancro al seno.

Dunque, che fare per difendere noi stesse e l’ambiente? Passare al fai-da-te è l’opzione più green: in rete i siti sui prodotti cosmetici da fare in casa con pochissimi ingredienti abbondano. In alternativa scegliere marchi certificati, che utilizzino solo ingredienti di origine naturale, e abbiano packaging riciclabili. Uno sforzo? Sì, probabilmente lo è, ma se tutte ci impegnassimo almeno un pochino nel limitare l’impatto ambientale del nostro beauty-case, la natura ringrazierebbe e la pelle ancor di più!

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