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L’Azerbaijan contemporaneo alla Biennale

Love Me, Love Me Not è la mostra che porta a Venezia il meglio dell’arte contemporanea dell’Azerbaijan

Shoja Azari  - Hedjleh 1
Shoja Azari - Hedjleh 1

E’ opinione diffusa che la Biennale di Venezia quest’anno riservi le migliori sorprese agli eventi collaterali, ufficiali e non. Un’interessante esposizione è quella intitolata Love Me, Love Me Not, che trova sua origine l’elemento più intrigante: si tratta infatti di arte contemporanea proveniente dell’Azerbaijan e dai paesi limitrofi. Abituati ad associare questa regione a tradizioni secolari piuttosto che all’innovazione, Love Me, Love Me Not dimostra che la creatività dei giovani è in fermento, eccome se lo è.

In esposizione i lavori più recenti di 17 artisti provenienti da Azerbaijan, Georgia, Iran, Turchia e Russia, visibili fino al 24 novembre 2013. Prodotta e supportata da YARAT Contemporay Art Organization, un’organizzazione noprofit per l’arte contemporanea con sede a Baku, e curata da Dina NasserKhadivi, la mostra si colloca presso la Tesa 100 dell’Arsenale Nord. Il titolo è un riferimento alle relazioni piuttosto vacillanti tra l’Azerbaijan e i paesi vicini, ma anche al rapporto tra l’artista e chi osserva l’opera, senza dimenticare il riferimento ad uno dei lavori più noti del collettivo Slavs and Tatars.  

Love Me, Love Me Not è una mostra multidisciplinare, composta di quadri, installazioni, video, opere ispirate sia dalla tradizione storica che da una prospettiva più intima degli artisti. Nell’immaginario collettivo la parola arte si associa ad Azerbaijan quando si parla di tappeti: Faig Ahmed utilizza i motivi dei tappeti azeri come punto di partenza per il suo lavoro, reinterpretandoli alla luce dei cambiamenti in corso in Azerbaijan verso la modernità con un’installazione di fili titolata ‘Untitled’. La video installazione di Kutlu Ataman ‘Mesopotamian Dramaturgies / Column’ è ispirata alla Colonna Traiana a Roma ed è stata originariamente commissionata dal MAXXI: una torre di 42 televisioni usate, dove ogni schermo riproduce il volto silenzioso di uno degli abitanti di Erzincan, nell’Est della Turchia, che la storia ha volutamente messo a tacere. Il progetto di video arte di Shoja Azari mostra una rielaborazione di Haft PaykarPaykar, il poema epico romantico del XXII secolo, che racconta in modo allegorico il percorso verso la perfezione umana, realizzabile solo attraverso la conoscenza di sé.

La parola Azerbaijan deriva dal persiano ‘guardiani del fuoco’, ed è proprio questo elemento assieme alla luce il soggetto del trittico di Ali Banisadr. Questi elementi ricorrenti nella cultura della regione portano sulla tela immagini dell’infanzia dell’artista e la sua comprensione della storia. Si tratta dell’opera più grande di Banisadr, artista le cui opere sono ospitate nelle collezioni pubbliche di tutto il mondo, da Metropolitan Museum of Art di New York, al Museum of Contemporary Art di Los Angeles, fino alla Saatchi Gallery e il British Museum di Londra. Materiali di uso quotidiano come le fascine di rami che fungono da scopa (gveniki), sono il materiale di partenza per i lavori di Ali Hasanov, proveniente dall’Azerbaijan, qui utilizzati nella scultura ‘Masters’. Taus Makhacheva porta alla mostra il video Gamsutl, recentemente mostrato alla Biennale di Liverpool, che racconta l’omonima città della via della seta attraverso la storia del giovane protagonista.

Slavs & Tatars ha allestito l’installazione Molla Nasreddin the antimodernist e una scultura a dimensioni naturalipensata come una “giostra” per adulti e bambini e riferita al popolare filosofo Sufi del XIII secolo. Nella loro installazione, Love Me, Love Me Not, il collettivo rappresenta cosi l’evoluzione della regione nel tempo, tema che rappresenta anche il cuore della mostra.

Love Me, Love Me Not
Arsenale Nord, Tesa 100, Venezia
apertura al pubblico fino a 24 Novembre

Nell’immagine:
Shoja Azari  – Hedjleh 1,
From The King of Black Series, 2013
Courtesy of the artist and Leila Heller Gallery

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