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Quando la luce crea lo spazio: James Turrell

Non è una navicella spaziale, ma il Guggenheim Museum di New York, trasformato da un’installazione luminosa di James Turrell

James Turrell

Si stenta a riconoscerla, eppure questa immensa struttura ad anelli altro non è che uno dei più famosi progetti architettonici del mondo: il Guggenheim Museum di New York, figlio del genio creativo di Frank Lloyd Wright. L’arci-nota cupola formata da una spirale di cerchi concentrici ha cambiato sembianze grazie all’intervento di un altro genio artistico, quello di James Turrell, che con un ipnotico gioco di luci ha creato un ambiente a dir poco spaziale.

James Turrell è uno dei più grandi sperimentatori dell’arte contemporanea per quanto riguarda l’uso della luce e la sua percezione. La luce altera lo spazio, le sensazioni, scalda, raffredda, ipnotizza, rilassa, acceca, stravolge: ‘Aten Reign‘ è l’installazione che più ha trasformato gli ambienti del Guggenheim sin dalla sua inaugurazione. La rotonda più famosa del mondo accoglie i visitatori immergendoli in una visione che viene da altre galassie: se qualcuno iniziasse ad ascendere verso l’alto avvolto in un fascio di luce non ci si sorprenderebbe. Guardare in alto è così disorientante che a tratti fa perdere l’equilibrio, ecco che i visitatori si siedono e rimangono a bocca aperta osservando il colore che cambia e li avvolge in un gioco ipnotico di blu, rosa, rosso, viola, arancio, verde. Un’installazione ‘immersiva’ e ‘site-specific’, due termini che l’arte contemporanea sceglie spesso negli ultimi anni per indicare tutte quelle opere create su misura per un dato luogo e soprattutto in ui lo spettatore ‘entra’ e si ‘immerge’, anziché limitarsi a guardare dal di fuori.

Erano 30 anni che James Turrell non esponeva in una personale a New York, ed ora che è tornato a farlo ha pensato in grande. Oltre ad Aten Reign il museo dedica all’artista un percorso espositivo con alcuni dei suoi più famosi esperimenti di luce su tela. Ma tornando alla maxi-installazione, vera protagonista dell’estate del Guggenheim, Turrell riesce perfettamente a trasmettere la sensazione che la luce sia materia, aspetto sul quale ha basato buona parte della sua carriera artistica. Investigare la percezione di essa, del colore, dello spazio è un tema che James Turrel ha elaborato in oltre cinquant’anni di opere, e che non solo il Guggenheim gli riconosce: in contemporanea, anche presso il Museum of Fine Arts di Houston e il Los Angeles County Museum of Art espongono retrospettive a lui dedicate.

Aten Reign è il risultato di una progettazione durata quasi sei anni. Turrell la definisce "un’architettura spaziale  creata con la luce", e per la prima volta nella storia del Guggenheim impedisce ai visitatori di osservare la grande rotonda dall’alto, ma solo dal basso. La colossale installazione è composta di una serie di ‘coni’ posizionati in corrispondenza di ogni piano del museo, i quali riflettono su coperture bianche che avvolgono le rampe di scale le luci LED colorate. Il risultato è una spirale ellittica che cambia colore. L’opera al Guggenheim è strettamente correlata al grande capolavoro di James Turrell, il mastodontico ‘Roden Crater Project‘: all’interno del cratere di un vulcano spento nel deserto dell’Arizona, l’artista sta allestendo – dal 1979 – due dozzine di installazioni luminose. Molti di esse si allineano ai corpi celesti, orientati verso essi e le cui luci sono in corrispondenza: una sorta di ziggurat al contrario.

‘James Turrell’ è a cura di Carmen Giménez, Stephen e Nan Swid Curator del Twentieth-Century Art, Solomon R. Guggenheim Museum, e Nat Trotman, Associate Curator. Per maggiori informazioni, il Guggenheim ha lanciato una applicazione scaricabile qui guggenheim.org/apps

James Turrell
Solomon R. Guggenheim Museum
1071 Fifth Avenue, New York
Rotunda floor; Annex Levels 2 and 5; High Gallery
fino al 25 Settembre 2013

Nell’immagine
James Turrell
Aten Reign, 2013
Daylight and LED light, dimensions variable
© James Turrell
Installation view: James Turrell, Solomon R. Guggenheim Museum, 2013
Photo: David Heald © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York