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Il mondo secondo Karl

Il rosa? Non indossarlo mai. Figli? Nemmeno a parlarne. Un libro edito da Rizzoli raccoglie in pillole al vetriolo il Lagerfeld-pensiero

Saluto Karl Lagerfeld
AP

Teatrale, eccentrico, capriccioso. Karl Lagerfeld domina il mondo della moda e dello show business da più di cinquant’anni, al ritmo di scelte controverse, talento puro e un look che coniuga uno stile imbalsamato da ricca nobiltà di altri tempi con elementi decisamente più moderni; occhiali scuri e guanti in pelle. Il mistero avvolge la figura dell’artista, da sempre restio a mostrare centimetri di pelle, o certificati di nascita, segreto, quello sull’età, svelato solo nel 2013 con la dichiarazione di 78 anni compiuti.

Oggi un libro, “Il mondo secondo Karl”, di Sandrine Gulbenkian, Patrick Mauries e Jean Christophe Napias, cataloga le migliori battute di Lagerfeld e regala un ritratto di personalità irriverente e cinica, ma anche incredibilmente sincera e trasparente, avversa agli stereotipi di buonismo. Secondo Karl, il corpo deve essere magro fino a perdere la personalità, e sui suoi chili persi (circa quaranta), dichiara: “Non per essere sexy o per piacere alla gente: volevo solo diventare un buon appendiabiti”. Dimostra poi una tensione verso la grandezza e il perfezionismo: “La mia regola professionale è sempre la stessa; lavorare più degli altri per dimostrare quanto sono inutili” e dichiara l’esistenza di un unico accertato nemico, il rosa: ”Pensa in rosa. Ma non indossarlo mai”.

Non proprio filantropo, il direttore creativo di Fendi, si addolcisce solo quando parla della propria gatta Choupette, perché: “Choupette non è la tipica donna Chanel, lei è più Jean Harlow”. E soprattutto cerca di conservare un’autenticità che lo aiuta a ripensare continuamente i concetti di bellezza, moda e stile. Secondo Karl lo spauracchio più temibile, nella vita, ma soprattutto in una conversazione è il politically correct ad ogni costo. “Sii politicamente corretto, ma per favore non annoiare nessuno con la conversazione sull’essere politicamente corretto, perché è la fine di tutto. Vuoi diffondere la noia? Allora sii politicamente corretto in una conversazione”. I fan sembrano non essere mai stufi delle pillole di saggezza dello stilista, i nemici lo trovano astioso, mentre il resto dell’opinione pubblica tiene il fiato sospeso ogni volta che apre bocca, temendo uno scivolone come quello capitato a John Galliano che gli costò la carriera. Ma Karl è di un’altra pasta e di altri tempi.