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Le qualità del capitano Tom Hanks, uomo da Oscar

L’attore pronto per la corsa alla statuetta grazie alla straordinaria performance in Captain Phillips

Tom Hanks
AP

Tom Hanks stremato e in lacrime, legato all’interno di uno spazio minuscolo nel bel mezzo dell’oceano. Davanti ai suoi occhi la canna di un fucile mitragliatore. In quel momento ha una chiara visione: la speranza che esce di scena. E’ ora di prepararsi al peggio. La sequenza cruciale di “Captain Phillips – Attacco in mare aperto” e un’esplosione di emozioni dopo più di novanta minuti di tensione. Il merito è proprio di Hanks la cui recitazione riesce prima a inchiodare e poi a travolgere lo spettatore. D’un tratto ci troviamo lì con lui, prigioniero dei pirati somali pronto a fare testamento.

Due volte in passato è salito sul palcoscenico poco dopo che qualcuno ha letto il suo nome su una busta dell’Academy. Il primo Oscar lo vinse per “Philadelphia” nel 1994 dimostrando –  a chi lo vedeva come eterno buffone protagonista di commedie cloni di Animal House – di essere pronto anche a commuovere il suo pubblico. Il secondo è arrivato con “Forrest Gump“, il film che mise al tappeto perfino Quentin Tarantino e il suo “Pulp Fiction“. Tra una statuetta e l’altra passò semplicemente un anno. Quella fu l’ultima volta anche se nel corso di questi venti anni Hanks ha sfiorato la terza statuetta, prima con “Salvate il soldato Ryan” (dove gliela soffiò il nostro Benigni) poi con “Cast Away” dove dimostrò di saper reggere un intero film da solo, senza nessun altro essere umano in scena.

Adesso il cinquantasettenne attore torna con uno di quei ruoli destinati a entrare nella memoria cinematografica: quello di un capitano che prima di salvare la sua vita deve capire come salvare il suo intero equipaggio, nel momento in cui la nave commerciale di cui è al comando viene sequestrata dai pirati. Lontano dal set Hanks non fa mistero di avere tutt’altro che un carisma da capitano: “Non sono affatto un leader nella vita. Cerco invece di farlo sullo schermo”. Basta però sentirlo parlare del suo personaggio per rimanere affascinati da come abbia colto l’essenza del ruolo: “La prima qualità di un capitano è la fiducia in se stessi, più di qualsiasi altra cosa. Devi essere convinto delle decisioni che stai prendendo senza tollerare alcuna discussione. Prima o poi dovrai essere quello che dice ‘Le cose stanno così’. E se sei stato in grado di trasmettere un sufficiente grado di rispetto al tuo team, in modo da fargli capire che hai riflettuto sulla tua decisione, ti seguiranno”.

Diventato nel giro di pochi anni uno degli attori più potenti di Hollywood, Hanks è colui che incarna la quintessenza del Self Made Man e del Family Man a stelle e strisce. Dopo un paio di film in cui ha venduto l’anima alle major e a Dan Brown – “Il codice Da Vinci” e “Angeli e demoni” –  adesso torna in forma smagliante sullo schermo, spalancando gli occhi di chi sta a guardare con tutta la vulnerabilità che non ci si aspetterebbe dall’attore. Sullo schermo piange più di quanto abbia mai fatto prima. Le luci della sala si riaccendono e ci si ritrova commossi e stremati: “Sono sempre molto affascinato dai film tratti da storie vere – racconta – Mi capita di leggere i giornali, e pensare che a volte le vicende reali siano più interessanti di qualsiasi film. Quindi per molti aspetti, questa storia è già un copione. Una testimonianza diretta di quello che Phillips ha vissuto con un’incredibile descrizione visiva. Più volte sugli schermi sono arrivate versioni cinematografiche di quello che può succedere a seguito di attacchi a navi o aerei, ma proprio perché questa è una storia realmente accaduta, rappresenta una delle più grandi sfide”.

La sfida è comunque vinta. Resta da vedere adesso se l’Academy deciderà di premiarlo prima con una nomination e poi magari con una terza meritata statuetta.
Captain Phillips – Attacco in mare aperto, in uscita il 31 ottobre, è distribuito dalla Warner Bros.

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