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Saiho-ji, il tempio delle fragranze

Alle porte di Kyoto il giardino “promotore” dell’impostazione Zen che cambia colore con l’alternarsi delle stagioni

giardino Kyoto
Frantisek Staud

Il complesso dei giardini di Saiho-ji, noto anche come Kokodera, si trova a ovest di Kyoto ed è considerato il “Tempio dei profumi d’occidente”. In esso sono cutoditi circa 120 specie di muschio che ne fanno un punto cruciale di transizione tra il prototipo di giardino dell’era Heian e quello tipicamente Zen.

L’origine del Saiho-ji risale al VIII secolo, quando il grande maestro Zen, Muso Kokushi, noto anche come Soseki (1271-1346), giunse a Kyoto nel 1334. La composizione del giardino ideata da Soseki ebbe molti influssi sulle epoche successive, tanto che lo Shogun Yoshimitsu (1358-1408) lo prese a modello per la sua villa residenziale, il famoso Padiglione d’Oro.

Muso Kokushi credeva fermamente nel valore della meditazione durante la contemplazione dei giardini che reputava mezzo attraverso il quale si poteva raggiungere il mondo buddista. Il giardino di Saiho-ji è concepito come “mondo sereno”, terra pura usata come aiuto alla contemplazione.

E proprio in base al concetto buddista di Jodo (Pura Terra) Muso Kokushi ha voluto donare allo splendido parco la forma di “Giardino del Paradiso” che con la sua vegetazione e il laghetto rifletteva sulla terra il palazzo di Amida in cielo. Tracce di questa impostazione, nonostante le succesive ricostruzioni, sono ancora presenti: il muschio ricopre ogni superficie, l’ombra, l’umidità e il suolo fangoso favoriscono le condizioni ottimali per creare quello che a prima vista appare come un tappeto verde soffice e rigoglioso.

L’aspetto di questo giardino rimanda a qualcosa di oscuro e primitivo, ma quando la luce si riflette sulla superficie dell’acqua, l’ambiente muta colorandosi di un dorato scintillante e donando così un senso di antichità e incanto difficile da ritrivare in altri giardini.

Saiho-ji appare diviso in due parti distinte: una zona spaziosa contenente il laghetto attorno al quale si svolgono piacevoli sentieri percorribili immersi nella stupenda vegetazione, e una zona dedicata al giardino secco, tipica espressione della cultura Zen, in cui non esiste altro elemento se non quello minerale; le rocce sono abilmente disposte a simulare isole immerse in un mare di ghiaia che lega perfettamente con i sassi piani posti per praticare Zazen, la meditazione seduta. Le composizioni di pietre sono considerate il più remoto esempio di kare-san sui, in quanto “montagne aride e acqua”. Le pietre mostrano il paesaggio come materiale originario che non può essere modificato dall’azione dell’uomo, espressione della potenza della natura.

Soseki, mestro nel “trasformare mantenendo” cambiò il nome del giardino lasciandone però il suono originario: da “Tempio occidentale”, a “Tempio delle fragranze dell’Ovest”. Le bellezze che si scoprono nel corso della passeggiata intorno al giardino lasciano senza fiato per il senso di serenità che si diffonde tra questi tappeti di muschio, simbolo d’acqua e vita, che mostrano all’improvviso una formazione d’isola di rocce tartaruga. E ancora la Kare-taki, la cascata secca composta di pietre di diverse forme e dimensioni disposte su un terreno scosceso che dà il senso del rapido scorrere del liquido tanto che, per un attimo, sembra di sentire il suono della corrente. Questa celebre composizione è considerata il primo esempio di giardino secco in Giappone; le rocce macchiate da licheni e muschio, con i loro bordi sfocati si miscelano al pendio come se l’acqua sia sul punto di versarsi su esse in ogni momento, nonostante questo non accada mai.

Ma la cosa che affascina maggiormente all’interno del giardino è il colore donato dal cambio delle stagioni. A maggio le azalee sono fiammeggianti in un scarlatto brillante. In luglio, le larghe foglie di loto dominano lo stagno. In autunno le foglie di acero abbagliano con il cremisi e il giallo arancio. E infine i ciliegi con la loro fioritura in primavera, anche se breve, regalano a Sahio-ji un impressionante manto roseo che sembra avvolgere completamente l’intera vegetazione.