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Lena Dunham diventa scrittrice con ironia

Not that kind of girl racconta la vita vera della star tra problemi di cuore e quelli derivati dal disturbo ossessivo compulsivo del quale è affetta

Lena Dunham 
La Presse
Del suo alter ego in cellulosa, Hannah Horvat di Girls, sappiamo praticamente tutto. Hannah, alias Lena Dunham, ha problemi di soldi, di peso, un esercito di amiche sconclusionate e un fidanzato restio all’impegno di coppia. Della Hannah in carne ed ossa, oggi ventottenne, conosciamo la scrittura irriverente e il senso dell’umorismo prorompente che l’hanno trasformata in una delle icone contemporanee più originali e talentuose dello star system internazionale.

Oggi Lena Dunham, abbandona ogni forma di intermediarietà e parla direttamente al giovane pubblico attraverso il suo primo romanzo autobiografico in uscita a fine settembre. Not that kind of girl – A young woman tells you what she’s learned, è il titolo del lavoro pubblicato da Random House, che raccoglie i ricordi e le esperienze di vita dell’attrice insieme ad alcuni consigli diretti al pubblico di lettori e fan. Fonte di ispirazione per il romanzo è Have It All, guida cult per le giovani donne firmato dalla storica e femminista direttrice di Cosmopolitan, Helen Gurley Brown, e che l’attrice ha letto con particolare interesse quando aveva appena vent’anni. 

 
 “Se potessi prendere quello che ho imparato in questa vita – si legge nella prefazione – e far apparire un lavoro insoddisfacente o una relazione degradante un poì meno terribili, oppure addirrittura preservarvi dal diventare vegani, allora ogni mio passo falso sarà stato utile. Perché questo libro parla di notti meravigliose con ragazzi terribili, e di giorni terribili con degli amici fantastici, di ambizione e di due terribili crisi esistenziali che ho affrontato prima di compiere vent’anni.”. Esperienze di vita alcune delle quali non proprio facili, come quando la Dunham racconta di soffrire di un disturbo ossessivo- compulsivo e degli effetti propria salute mentale e sull’equilibrio psico-fisico.

Ma nel libro sono raccontati anche tanti incontri fortunati; uno su tutti quello con la sceneggiatrice Nora Ephron, recentemente scomparsa, che le mandò una mail di apprezzamento dopo aver visto la sua opera prima Tiny Furniture. E tra pagine irriverenti, momenti drammatici ed esilaranti, si ha forse l’impressione che l’icona di una generazione di millennials sia diventata un po’ più adulta. 

 
 
 
 
 
 
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