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Finocchiaro “Vi racconto le donne e gli uomini di oggi”

Simpatica ma malinconica, attenta ma insicura, mai fiera ma comunque appagata: le contraddizioni di un’attrice, quasi sessantenne, che confessa le sue debolezze, ma con grande forza. L’intervista

Angela Finocchiaro
Courtesy of ©Stylaz / Photomovie
E’ difficile non ridere confrontandoti con Angela Finocchiaro. E ho evitato di scriverlo ogni volta che mi ha strappato una risata. Come ho evitato anche quando rideva lei. Dopotutto con l’ironia ci sa davvero fare. La simpaticissima attrice italiana, di nuovo al teatro a Roma con Maria Amelia Monti in “La Scena”, dal 23 ottobre al 2 novembre presso il Teatro Ambra Jovinelli, ha una verve contagiosa. Per nulla artificiale. In cui stile e spontaneità corrono a braccetto, senza mai sgomitare. Simpatica ma malinconica, attenta ma insicura, mai fiera ma comunque appagata: le contraddizioni di un’attrice, quasi sessantenne, che confessa le sue debolezze, ma con grande forza.

“La scena”, scritto e diretto da Cristina Comencini, vede protagoniste due femminilità opposte, quella che ha rinunciato alla passione e quella che senza un uomo non può stare. Come si sviluppa la storia?
L’arrivo di un giovanotto ventiseienne, Stefano Annoni, in mutande per tutto lo spettacolo, scatena un macello, provocando meccanismi e giochi di ruoli dove le donne passano dall’essere da mamme a streghe, da vittime a consigliere. Poi arriva anche la posizione maschile che sconvolge di nuovo gli equilibri. Tanti punti di vista, tutti condivisibili, in questo racconto comico incentrato sulle complesse dinamiche tra sfera maschile e quella femminile. 

E tu cosa ne pensi delle “signore” che “perdono la testa” per i ragazzi giovani, per i “toy boy”? 
Sai, non lo so perché non ne conosco.
Davvero? 
Macché, ma mi piacerebbe, forse (ride, ndr). In realtà il giovanotto in mutande de “La Scena” non è proprio un toy boy: il personaggio di Maria Emilia Monti è una donna che si porterebbe a casa qualsiasi cosa. Ha una sessualità molto curiosa, inappagata, vede storie d’amore ad ogni angolo, provocando situazioni anche molto spinose.
Secondo te sono cambiati i rapporti tra donne e uomini negli ultimi decenni?
Spero di sì, altrimenti ci spariamo un colpo in testa (ride, ndr). Non ho un’autorità per fare un’analisi approfondita, ma sicuramente le nuove generazioni hanno maggiori facilitazioni, libertà e consapevolezze molto diverse rispetto alle nostre. Ma si tratta pur sempre di un percorso costante e continuo, in cui i due diversi linguaggi devono incontrarsi costantemente.
Cosa ne pensi delle donne che si concedono un “ritocchino”?
Non ho nulla in contrario. Se una persona ha gusto e non esagera, non posso dirmi contraria. Vanno bene le migliorie e le “revisioni”, basta che non siano finalizzate a nascondere la propria voglia di invecchiare.
Nel novembre 2015 festeggerai 60 anni, esattamente a novembre:  come ti senti?
Non lo so, tanto tendenzialmente sono sempre depressa (ride, ndr). Sai, un po’ mi scoccia vedere il tempo che passa, soprattutto perché vorresti fare ancora tante cose. Si dovrebbero avere delle certezze, delle sicurezze, si dovrebbe “toccare” la felicità. Invece ancora oggi noto di essere incerta, insicura, dubbiosa. Oppure potrebbe essere un’eredità della mia generazione, cresciuta talmente tanto con i dubbi che sono diventati “strutturali”. Penso comunque che sia uno stato mentale, tutto qui.
Quali sono i tuoi punti deboli, quelli che ti creano maggiore insicurezza?
Non lo so, ma fortunatamente mi sento sempre al centro dell’attenzione: non in senso egocentrico, ma soprattutto per un senso di responsabilità nei confronti della mia vita. La cosa che mi prova maggiore incertezza è il non sapere se hai le forze per agire e per cambiare qualcosa che non va. Questo perché credo che siamo noi i primi responsabili della costruzione della nostra “strada”.
Qual è stata invece la tua gioia più grande? La cosa di cui più vai fiera. E non mi parlare di famiglia.
Non conosco il concetto di “fierezza”, non mi appartiene. Mi basta essere in pace con me stessa.
E lo sei?
No.  (e ride, ndr)
Ma non hai gioie?
Ma sì, anche quelle. A volte (ride ancora, ndr). 
Mi stai, per caso, confermando che il comico è tendenzialmente malinconico?
E’ terapeutico, fa bene. Io, in questo modo, non ho dato un sacco di soldi agli analisti.