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Charles Manson, 80 anni di un serial killer

Chi è e cosa ha fatto il famigerato assassino attorno al quale è nato un vero e proprio culto del male

Processo Manson
LaPresse

E’ il volto del male. Il suo nome evoca il concetto di efferatezza, di ferocia, di follia omicida. Assieme a Jack lo Squartatore e a Hitler, fa parte della ‘rosa’ degli uomini più crudeli della storia moderna, i mostri, ma a differenza di loro è vivo e vegeto, e compie oggi 80 anni di cui più di 40 trascorsi dietro le sbarre. Stiamo parlando di Charles Manson, l’assassino per antonomasia, il folle guru di una setta di personaggi altrettanto folli che negli anni Sessanta, mentre sbocciavano i figli dei fiori, seminavano mostruosità condite di esoterismo e psichedelia, magia nera e stile di vita hippy.


L’evoluzione del ‘look’ di Charles Manson (Foto LaPresse)

Un mix di fattori che ha reso Manson una sorta di leggenda vivente, un’icona, un serial killer che non ha mai ucciso materialmente le sue vittime (o almeno non se ne sono mai trovate le prove) ma le ha fatte ammazzare dalla setta di adepti che negli anni aveva radunato. Che fosse enorme il suo magnetismo o deboli e traviate le menti di chi lo seguiva (e di chi ancora oggi lo idolatra: riceve decine e decine di lettere e visite in carcere dai ‘fan’), fatto sta che Manson ha una storia che comincia esattamente da manuale del serial killer, e poi diventa quella di un guru pazzo, che si paragonava a Gesù ma predicava la guerra razziale. E allo stesso tempo ascoltava i Beatles, viveva in una comune, viaggiava su un furgoncino con la sua ‘Family’, la setta di giovani, soprattutto donne, che lo veneravano come un santone.

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Ma partiamo dal principio. Charles Manson nasce da una madre sedicenne prostituta che lo abbandona a più riprese, e cresce vivendo di espedienti, entrando e uscendo da case famiglia, riformatori, fino a che comincia la serie di piccoli crimini che lo porteranno in carcere in diverse occasioni. Nessuna scuola è migliore del carcere per imparare a delinquere, e difatti gli anni di reclusione per reati minori (soprattutto furti) gli insegnano la violenza fisica e sessuale (viene abusato, e abusa lui stesso di altri detenuti), ma anche la negromanzia, la magia nera, l’esoterismo. Una psiche fragile come la sua trova in carcere il collante perfetto per coniugare un’infanzia di abbandono e una visione del mondo distorta e violenta, e allo stesso tempo scopre una nuova passione: la chitarra e la musica. Potrebbe essere la chiave di svolta di una vita travagliata, e invece gli insuccessi nei tentativi di sfondare nel mondo musicale ne deteriorano ulteriormente la psiche, portandolo ad odiare chiunque non apprezzi il suo talento.

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Nel frattempo esce dal carcere e, gonfio di ‘ideali’ che vanno dall’ambientalismo e il libertarismo hippy a culti della personalità degni di un santone, riesce a radunare quella che diventerà l’infelicemente famosa ‘Famiglia Manson’, composta di giovani ragazze e ragazzi che rimangono affascinati dal suo carisma e cominciano a venerare la sua persona. Vivono tutti insieme in un ranch in California, girano con un furgoncino, fanno uso di LSD, ma sono ben lungi dal concetto di ‘pace e amore’ che muoveva i figli dei fiori. Commettono rapine e piccoli furti per vivere, e accrescono assieme al loro leader l’odio verso gli altri, verso i ricchi, verso le persone che, secondo la mente di Manson, li hanno rifiutati e non meritano di vivere, e verso i neri.


Le adepte di Charles Manson: Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Leslie Van Houten. (Foto LaPresse)

Arriva la tragica estate del 1969, in cui viene scritto uno dei capitoli più macabri dell’epoca: quattro membri della setta di Manson, Charles ‘Tex’ Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian si introducono nella villa di Bel Air dei coniugi Polanski, dove la moglie Sharon Tate, 26enne incinta di 8 mesi, viene pugnalata a morte con tutti gli ospiti che aveva in casa quella sera, mentre il marito, il regista Roman Polanski, si trovava fortuitamente all’estero. L’irruzione nella villa è da film dell’orrore: i fili del telefono tagliati perché non si potesse dare l’allarme, gli ospiti che ad uno ad uno vengono massacrati di pugnalate, fino a lasciare per ultima lei, la bellissima Sharon, vera icona dei Sixties, accoltellata decine di volte. Al massacro di casa Tate-Polanski (che si dice fosse nato dal desiderio di vendicarsi dell’ex padrone di casa, un produttore che aveva sbattuto la porta in faccia al ‘talento’ musicale di Manson), segue quello dei coniugi LaBianca, uccisi con forconi. Accomunano i due massacri passati alla storia come il caso Tate-LaBianca non solo l’efferatezza, ma le scritte lasciate sui muri con il sangue delle vittime, inneggianti ad Heltker Skelter (si suppone che il termine che indica gli scivoli dei luna park significasse l’arrivo del caos, anche titolo di una canzone dei Beatles) e pigs/death to pigs, ossia maiali/morte ai maiali. Seguirono altri omicidi, con moventi sempre più effimeri (l’ex padrone di casa che li aveva cacciati, un uomo ‘colpevole’ di avere sposato una donna nera), e non si è mai arrivati a capire quanti esattamente, un po’ perché i corpi in alcuni casi vennero fatti sparire, un po’ perché Manson non ammise mai nulla.

Dopo un’estate di terrore si arrivò all’arresto di Charles Manson e di alcuni membri della Family, e si aprì uno dei processi più lunghi della storia, in cui qualcuno degli adepti capitolò e confessò, ma lui, il guru del male, non dimostrò mai un briciolo di rimorso. Anzi i suoi sguardi folli, il tatuaggio sulla fronte (una X che divenne poi una svastica), le sue affermazioni diedero tantissimo materiale alla stampa e molto di cui parlare all’opinione pubblica. Furono tutti condannati a morte nel 1971, ma l’abolizione della pena capitale in California tramutò la sentenza in ergastolo. Manson da allora vive in carcere, dove continua a ricevere lettere dei suoi fan (esistono diversi siti, anche italiani, in cui reperire la sua email!), non ha mai parlato di rimorsi, si presta sempre a fotografie dove traspare il male che ancora illumina i suoi occhi. Ha chiesto diverse volte la libertà vigilata, domanda sempre respinta, e ad oggi si trova a compiere 80 anni ancora tronfio del successo che, alla fine dei conti, voleva ed ha ottenuto.