Pubblicato il

Coming out: a chi fa bene e a chi no

Nel mondo delle star dichiararsi gay può giovare alla carriera (nel caso di Jonathan Groff). O, magari, no.

attore statunitense
hbo.com

Chi si libera e chi no. “Liberarsi di un peso”, in questo caso svelare la propria inclinazione sessuale, “fare outing”. Molti attori internazionali hanno avuto il “coraggio” di dichiarare al mondo intero la propria omosessualità: per alcuni di loro la carriera non ha subito inclinazioni. Per altri sì.

Leggi anche: IL COMING OUT DI ELLEN PAGE (Film.it)

FOTO: LE STAR BISEX CHE HANNO FATTO COMING OUT

Sarà perché la sua carriera era già “bella e decollata”, ma per Jodie Foster i film non hanno cessato ad arrivare; nonostante l’attrice – davanti alla macchina da presa sin da giovanissima – non avesse mai fatto mostra di bellocci al suo fianco, le parti più che impegnative in film di successo sono diventate il marchio della sua professione. Eppure la Foster, madre 50enne (adottiva) di ancora indiscussa bellezza, non ha rinunciato a dichiararsi pubblicamente gay già vent’anni fa. Non solo. Durante la premiazione agli scorsi Golden Globe, dove ha ricevuto il riconoscimento alla carriera, ha voluto nuovamente sottolineare la sua omosessualità ringraziando la sua ex compagna, Cyndy Bernard, fonte di ispirazione e punto di riferimento di anni tra gioie e dolori.

Leggi anche: AMORE GAY DA PICCOLO SCHERMO

“Ho fatto il mio coming out un migliaio di anni fa, nell’età della pietra” ha detto la Foster, aggiungendo: “Ora, a quanto pare, le celebrità svelano la loro vita privata con una conferenza stampa o un reality show. Ringrazio la mia eroica co-genitore, ex fidanzata e anima amante sorella, confessore, partner di sci, consulente, mia cara compagna per 20 anni”.

Non solo gioie nel mondo delle star. Al contrario della Foster, Rupert Everett disse che si era pentito di aver fatto coming out. Da un recente sondaggio promosso dall’associazione di attori e attrici inglesi Equity, risulta che solo il 57% degli attori intervistati sentono di poter essere sinceri sulla propria sessualità con il loro agente. Tuttavia, più del 90% dice di non nascondere la propria omosessualità di fronte ai colleghi di lavoro, sul palco o davanti alla telecamera.

Leggi anche: A NY IL PRIMO URBAN GAY RESORT

Insomma, molti attori gay sono “out”, ma scelgono di non voler dichiararare a voce alta la propria omosessualità. Rischio: quello di ricevere dall’industria cinematografica solo ruoli stereotipati. Il Guardian riporta il parere di uno degli intervistati: “Se un attore eterosessuale interpreta un personaggio gay è tutto ok, ma è difficilissimo, se non impossibile, che succeda il contrario”.

E’ successo, per esempio, a Jonathan Groff, il Jesse St. James di “Glee”, che ha fatto coming out nel 2009 – quando la sua carriera come attore in tv e al cinema era agli inizi – e che nella serie tv di Ryan Murphy interpretava un personaggio etero. Allora il critico di Newsweek Ramin Setoodeh commentò in un suo pezzo: “Con le sue risatine e i suoi sorrisi, appare un partner più giusto per Kurt che non per Rachel”, articolo che è stato bollato come “palesemente omofobo” da Ryan Murphy. Jonathan Groff  aveva 24 anni e un grande talento e pensò di agire in maniera istintiva (“Vaffanculo, lo faccio”…).

Leggi anche: IL CAPO DI APPLE ALLO SCPERTO: SONO GAY

In questo caso, la carriera non ha subito stop: oggi Groff è il protagonista di Looking, la serie tv ambientata a San Francisco e incentrata sulla vita di un gruppo di amici gay. Una storia che racconta le vicende dei protagonisti senza mezzi termini, dai gesti affettuosi alla vita lavorativa, dai litigi alle scene di sesso. Un mondo in cui gli eterosessuali fanno solo da sfondo. Al sito Vanity Fair.it l’attore ha raccontato che ciò che differenzia questo show da tutti quelli con tematiche omosessuali che lo hanno preceduto, è che non ci sono storie di coming out e nessuno dei personaggi è in conflitto con il proprio orientamento sessuale o con l’ambiente che lo circonda. I loro “problemi” hanno più a che fare con i rapporti di amicizia, l’amore, il sesso, la vita in generale. Essere omosessuali è parte di loro, ma non li definisce come persone.

Leggi anche: THE WALKING DEAD: “DARYL DIXON E’ GAY” (Film.it)
 
«Oggi essere gay è molto più facile rispetto a dieci anni fa – continua Groff – e una serie come Looking è il segnale di come la situazione sia cambiata in meglio. C’è questo strano mito per cui, se fai coming out, non ottieni più ruoli nei film. All’epoca stavo lavorando molto a teatro, nei musical, mi piaceva, ero felice. Mi sono detto: “Se dopo non mi offriranno parti in tv o al cinema, continuerò a fare quello che sto facendo”. Non posso nascondermi per lavorare, non sarebbe giusto. La cosa strana è che, invece di lavorare di meno, ho cominciato a ricevere più offerte ».

Fortunato Jonathan. Ma il dubbio che può venire in mente è: la sua carriera sarà costellata da soli ruoli gay o il giovane attore riuscirà a spaziare anche nelle interpretazioni etero? Certo è che levarsi di dosso l’etichetta “Looking” non sarà impresa da poco (soprattutto se la serie tv continuerà ad avere successo). È il prezzo da pagare per chi incarna un personaggio tv per parecchi anni…

Stile.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare online. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Stile.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale.
Categorie Tempo liberoTag