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Argentero: “Dobbiamo lottare per la nostra libertà” 

Arriva su Rai1, oggi e domani, una spy story per raccontare, contemporaneamente, la guerra e l’amore. Ne abbiamo parlato col protagonista, che ha raccontato paure e bisogni… 

Luca Argentero
Courtesy of © Rai
In Afghanistan la guerra non si ferma, i talebani organizzano continui attentati. Il Colonnello dei Servizi Segreti Italiani Fontana e il Capitano Rosso trattano una tregua con i capi tribù, ma in una imboscata Fontana viene catturato. Per liberarlo dovranno affidarsi alla mediazione di un “signore della guerra” libanese, Rashid, uomo potente e pericoloso. Rosso dovrà occuparsi della protezione di Rania, la moglie di Rashid, e di sua figlia. Inaspettatamente, tra Rosso e la donna nasce un sentimento profondo. 
Parte così “Ragion di Stato”, la coproduzione Rai Fiction e Cattleya, per la regia di Marco Pontecorvo, in onda lunedì 12 e martedì 13 gennaio, in prima serata su Rai1. Una spy story tra l’Italia, Libano e Afghanistan, tra colpi di scena, compromessi e tradimenti. Tra i protagonisti Luca Argentero (Capitano Rosso), Saadet Aksoy (Rania) e Anna Foglietta (Stella). Abbiamo incontrato Luca per parlare della fiction, della guerra, delle paure. E del suo (grande) bisogno di libertà.
 
Ragion di Stato: dammi due buoni ragioni per seguire questa fiction.
E’ una bellissima storia d’azione e d’amore allo stesso tempo. Spy story in Italia non se ne vedono spesso, il che la rende già di base intrigante. E poi il fil rouge è l’amore: quello per una donna nel caso di Rosso, per un amico per il personaggio di Anna Foglietta, per il padre putativo nel caso di Andrea Tidone. Ma soprattutto amore per la libertà, perché tutti i personaggi combattono per qualcosa. Che sia affettiva, personale, ideologica, è lei la principale protagonista.
 
Chi è Rosso?
E’ un agente segreto, un capitano, un uomo che lavora sul campo, ed è impegnato in missioni all’estero. Nel nostro caso le azioni si svolgono tra Libano e Afganistan. E il suo padre putativo viene rapito, sequestrato e tenuto in ostaggio: io sono incaricato a recuperarlo.
 
La guerra è, ancora, una delle principali paure dell’uomo moderno. Quali sono le tue?
Torniamo al discorso di prima: la libertà, che sia di stato, di espressione, di parola, di religione, è l’unico vero valore per cui vale la pena oggi lottare. Per quanto riguarda me, faccio fatica a rispondere. Soprattutto in questi giorni. Siamo tutti un po’ disorientati rispetto al mondo nella situazione che stiamo vivendo: mi pongo domande sul perché, su come sia possibile, proprio in merito ai recenti fatti di cronaca. Spero di vivere in un mondo più libero possibile.
 
La libertà dipende, ovviamente, soprattutto dall’informazione. Cosa ne pensi a riguardo?
Da lettore ho imparato la comparazione delle fonti: prendere la notizia da una sola fonte è limitante e quindi non comporta mai un chiaro quadro della situazione. Io mi informo dal web, dove è facile fare un paragone. E poi lì c’è una vera libertà di stampa, una verità più cristallina.
 
A proposito, come procede la tua avventura sul web, con Megatube? Come è nata quest’idea?
Va benissimo, stiamo crescendo tantissimo. L’idea nasce da una semplice considerazione: come lo stesso mondo della musica ha capito, è sempre più complicato vendere contenuti quando li si trovano gratuitamente. E allora non sarebbe più intelligente fornirglielo senza pagare e cercare di avere un ritorno in altri modi, come può essere quello pubblicitario? Così come ha fatto la televisione negli anni Ottanta. Megatube tenta di percorrere questa strada, ma con materiale uscito dalle sale cinematografiche: il cinema va rispettato e onorato.
 
Tu nasci da un reality, ma ci ritorneresti?
A 23 anni l’ho fatto, a 35 no. Quello che dovevo dare l’ho dato. 
 
La tua esperienza nel Grande Fratello è servita però per farti conoscere. Ma a chi senti che vuoi dire “grazie” per i risultati finora ottenuti?
Non c’è una persona in particolare: dopo il GF mi hanno fatto fare Carabinieri perché si sono fidati di me, e ci sono stato per tre anni. E a loro devo dire grazie. Ma in quegli anni devo ringraziare anche Ferzan Ozpetek e Cristina Comencini. E così via, per tutti questi anni, per tutte le persone che mi hanno permesso di lavorare. E che mi permettono, ancora, di crescere.