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Prendersi cura di un’orchidea, missione possibile

Questo meraviglioso fiore ha bisogno di accortezze specifiche per vivere bene in vaso. Ecco quali

Fiori
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Di solito vengono regalate, perché sono bellissime, preziose, decorative. Raramente si va ad acquistarle di propria sponte, perché dopo uno, due, tre, tentativi falliti, si perde la volontà di prendersi cura delle orchidee. Questa meravigliosa pianta è infatti uno dei crucci tra gli amanti dei fiori in vaso, che sembrerebbe adatto solo ad espertissimi pollici verdi. Belle e fragili, decorative come poche ma tragicamente destinate a morire nei vasi di chi non sa come prendersi cura di loro: ecco alcuni suggerimenti per non fallire un’altra volta.

Innanzitutto, una considerazione: le orchidee sono di origine tropicale (salvo alcune varietà che crescono nelle aree boschive, ma non sono adatte alla vita in vaso). Questo significa che occorre ricreare il più possibile il loro habitat naturale, umido e luminoso. Una buona postazione può essere ad esempio tra il vetro e il doppiovetro sul balcone, se c’è spazio sufficiente, dove riceveranno la luce naturale ma vivranno in una sorta di serra che raramente avrà aria secca. Oppure il bagno, se sufficientemente luminoso, o ancora una veranda.

Umidità non significa allagamento: uno dei principali errori che si fa con le orchidee, è innaffiarle in continuazione proprio in virtù della loro origine tropicale. L’orchidea non ha bisogno di docce continue, ma di abbeveraggi mirati. Questo significa, in media, due annaffiature a settimana (dato che può variare da specie a specie), o comunque solo quando le radici e la terra appaiono secche e tendenti al grigio: se la terra è scura e umida, le radici hanno sfumature verdi, significa che hanno bevuto abbastanza. Niente sottovasi con acqua stagnante (altro classico errore) e soprattutto niente innaffiatura a pioggia – l’acqua che ristagna tra le foglie porta malattie e parassiti. L’orchidea si abbevera immergendo il vaso in un contenitore d’acqua per una decina di minuti, lasciando drenare il liquido in eccesso per mezz’ora e riponendola al suo posto fino all’abbeveraggio successivo, circa 3 giorni dopo. Per ricreare la sopra-citata umidità tropicale invece, potete nebulizzare acqua nell’ambiente una volta o due al giorno, oppure, se si trova in un appartamento con aria tendenzialmente secca, mettere accanto al vaso un umidificatore, soprattutto nei mesi invernali in cui il riscaldamento è in funzione. Non nebulizzate nelle ore più calde della giornata e non togliete dal vaso tutti quegli elementi che di solito si trovano in superficie come cortecce, fibra di cocco: sono lì per evitare i ristagni d’acqua e mantenere la terra umida. Altro dettagli importante riguardo l’acqua è che non deve essere troppo dura e soprattutto non contenere cloro; potete riutilizzare l’acqua demineralizzata dei condizionatori, ottimo sistema per il risparmio idrico.

Veniamo quindi alla luce. Anche in questo caso ogni varietà di orchidea ha necessità diverse, ma in linea generale tutte hanno bisogno di molta luce, ma non diretta. Posizionatele in una zona della casa luminosa ma dove i raggi del sole non arrivano diretti, o su un davanzale/veranda che abbia una tettoia che impedisce alle radiazioni di colpire direttamente, soprattutto d’estate. Anche le radici hanno bisogno di luce: in natura infatti esse non affondano completamente nel terreno ma si aggrappano a tronchi e altre piante. Meglio quindi utilizzare i vasi trasparenti per permettere anche a loro di ricevere la luce necessaria.

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