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La Schiavone dei record non abbandona lo scettro

Una sconfitta a New York fiacca il morale della tennista che è tuttavia regina di Slam e di grinta

Francesca Schiavone
LaPresse

E’ nel momento di difficoltà che bisogna tirare fuori il carattere, accettare la fatica e pianificare la tattica, tecnica e psicologica per volare ancora un’altra volta verso il successo. Il mantra è preciso e non ammette deroghe. Soprattutto, se suona in bocca a una delle tenniste detentrici di più record della storia italiana, esso suona quasi come una certezza e come la capacità al femminile di affermarsi in un gioco dove la forza fisica non è proprio tutto.

Parliamo di Francesca Schiavone, la tennista trentacinquenne che da anni rompe ogni concezione pubblica di sfida. Proprio i primi di settembre la giocatrice, impegnata nel torneo US Open, ha subito una schiacciante sconfitta al primo turno contro la belga Wickmayer. Un fatto che l’ha spinta oltre la 100esima posizione WTA.

Però uno sportivo vive e si riconosce sia nelle vittorie, che nelle sconfitte. Per notarlo, basta ripercorrere per un attimo la storia sportiva della giocatrice milanese.

A 35 anni, un’età non certo fresca per una tennista, è l’unica italiana di sempre ad aver vinto un torneo Slam singolare. Era il 2010 e il terreno era quello del Roland Garros, e nel 2011, nello stesso circuito, perde per un attimo la finale con Li Na. Ma il record è anche quello, in questo caso, di aver raggiunto l’apice del torneo partendo da una posizione molto bassa, per le vittorie almeno, ovvero la numero 17. Altri momenti significativi ce ne sono, e ce ne saranno, almeno a sentire l’amore dei fan verso una giocatrice forte e di esperienza.

Per esempio nei confronti della russa Kutsnetsova, ha una sana competizione che le è valsa un altro record. Agli Australian Open del 2011 disputò infatti la partita più lunga nella storia del tennis femminile con 4 ore e 44 minuti di gioco.

Eppure adesso nonostante la sconfitta, la Schiavone non perde un briciolo di grinta: “Non sono nata con la madre della Hingis e neanche con il coach migliore del mondo – ha commentato dopo la sconfitta di New York –  Sono cresciuta nella semplicità e sono dovuta arrivare con le mie sole forze,  forse per quello ci ho messo più tempo. Ma sono contenta che sia andata così. Secondo me a questo punto mi mancano solo dei risultati. Sono convinta che non sia una questione di età. Sono ripartita tante volte e posso faro ancora“. In bocca al lupo campionessa.